Lars Gustafsson “La ricetta del dottor Wasser”

gus.pngicona-voto-asino2icona-voto-asino2icona-voto-asino2icona-voto-mezzoasinoHo diversi motivi per amare Lars Gustafsson. Anzitutto il suo Il pomeriggio di un piastrellista –  e subito dopo Morte di un apicultore – è stato ormai 25 anni fa il primo libro che ho letto di quella straordinaria casa editrice che è l’Iperborea, che ha fatto conoscere a me e a tanti altri lettori molti grandissimi scrittori scandinavi. Poi io sono sempre attratto dai romanzieri che non sono solo romanzieri, e Gustafsson ha studiato e insegnato per molti anni filosofia, e questa formazione filosofica si vede benissimo nei suoi romanzi, tanto che lui stesso si definì ‘ un filosofo che si distrae col giocattolo della letteratura  ‘. Ultimo motivo, tutti i suoi libri mi sono piaciuti. Compreso quest’ultimo, che purtroppo resterà l’ultimo perché Gustafsson è morto lo scorso anno, pochi mesi dopo averlo terminato.

Il protagonista è un giovane lavoratore manuale, prima gommista poi lavavetri, che coglie al volo l’occasione che gli offre il destino. Trova il cadavere di un medico fuggito dalla Germania dell’Est, pende i suoi documenti e assume la sua identità. Per i successivi 60 anni vivrà una vita non sua; affinché la recita sia perfetta dovrà fingere un accento tedesco, si sceglierà un campo di specializzazione, quello dei disturbi del sonno, perché ritiene che sia quello dove lui, finto medico, non potrà fare danni, ma in questo campo, allora agli albori,  diventa un luminare stimato e rispettato. Ormai arrivato a 84 anni si è messo in pensione e passa il tempo partecipando a tutti i possibili quiz e giochi a premi, e decide di raccontare la sua storia e la sua strana vita di menzogna.

Ai lettori italiani questa vicenda non può non ricordare Il fu Mattia Pascal. Però il personaggio pirandelliano vuole fuggire da una vita infelice per non fare sostanzialmente nulla ed è poi costretto a tornare alla sua vera vita, invece lo pseudo dottor Wasser nella nuova vita ci sta benissimo, e la vive sino in fondo. Il romanzo, scritto da lui in forma di memorie, si apre con questa frase: ” Io sono un vincente ” e quindi, almeno da questo punto di vista, non potrebbe essere più distante dal Fu Mattia. Entra così bene nel personaggio che diventa persino un rigido moralista, tanto che – ironia del caso, ma tutto il libro è pervaso da una sottile ironia – vene incaricato di vigilare sulla condotta dei colleghi, che attaccherà senza pietà quando si comportino in maniera non del tutto irreprensibile. E a nessuno verrà mai neppure il vago sospetto di quanto poco lui sia adatto a dare lezioni di etica professionale agli altri!

La ricetta del dottor Wasser è un libro breve, perfetto nel suo equilibrio, scritto con la consueta maestria da un grande scrittore. Affronta un tema che possiamo dire nasca insieme alla letteratura, quello del senso della vita, della propria identità, che senso ha la nostra vita in rapporto a quella degli altri e a come gli altri ci guardano. E la conclusione del protagonista è che ” La vita un senso non ce l’ha però glielo si può dare ed è ciò che ho provato a fare “;  perché, in fondo, ” vivere una vita normale è la forma più triste di suicidio “.

Traddles

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