Albert Camus “Il primo uomo”

camusQuesto romanzo autobiografico rimasto largamente incompleto per la morte improvvisa dell’autore in un incidente automobilistico, è un regalo postumo straordinario per chi ama lo scrittore Camus ma soprattutto il filosofo Camus e l’uomo Camus. La figlia che  ne ha curato la pubblicazione   vi ha incluso i  taccuini con gli appunti sparsi che permettono di ricostruire le intenzioni di Camus circa il suo progetto di scrittura, “un libro in cui parlerò delle persone che amo”, un vero romanzo di formazione che permette di ritrovare  “nel bambino che Camus è stato  l’uomo che è diventato”.

Camus è un orfano di guerra che si definisce “il primo uomo”, colui a cui non è stato lasciato nulla, né storia, né tradizione, né ricordi. Il padre che non conosceva la Francia, inviato a combattere sulla Marna muore quasi subito, straziato da una granata, quando il figlio Albert non ha ancora un anno. Alla ricerca di memorie  del padre sconosciuto, raccoglie frammenti di testimonianze, da un lontano camerata, dalla madre e da uno zio, per ricomporre un’eredità morale di cui sente la mancanza e che si rivela decisiva nell’orientare il suo rapporto col mondo: il padre che sconvolto vomita dopo aver assistito all’esecuzione di un assassino, il soldato che in Marocco si ribella alle tremende crudeltà praticate da ambo le parti nella guerra coloniale, il contadino povero cresciuto in un orfanotrofio e poi emigrato in Algeria,  sono queste  verità che determinano in lui convinzioni profonde  sul rifiuto della violenza , l’esigenza di rispettare ogni vita, la condanna della guerra e  della barbarie, il dovere della ribellione.

Albert ormai adulto viaggia fino a Saint Brieuc, dove il padre è morto, per cercarne la tomba  nel cimitero di guerra e riflette sul l’assurdità di un figlio quarantenne che rende omaggio a un padre morto a soli 29 anni. Si reca nella campagna algerina  a visitare la fattoria dove è nato  senza riuscire a rintracciare nessuna memoria del padre, dove tuttavia realizza la tragica epopea degli alsaziani emigrati da cui il padre discende, decimati dal colera e dalle violenze di un ambiente ostile.

Cerca di ricavare qualche notizia dalla madre in una Algeri ormai devastata dagli attentati ma la madre ricorda pochissimo dell’uomo con cui è stata sposata solo 5 anni. La madre è una figura centrale nella vita di Camus: emigrata  spagnola, analfabeta, divenuta sordastra per una malattia che l’ha colpita in gioventù, vive in grande miseria facendo la domestica e nasconde in un silenzio quasi totale la sua dignità e il suo spirito di sopportazione della crudeltà del mondo. A lei Camus è legato da un rapporto di struggente tenerezza, nello stesso tempo  frustrato dalla difficoltà di  confidarle aspirazioni ed esperienze che lei non può capire . A lei, vedova, Camus dedica “il libro che lei non potrà mai leggere”.

La famiglia, composta anche da un fratello maggiore di cui Camus non parla mai e da uno zio materno ritardato, è dominata e tenuta insieme dalla nonna, donna forte che non si è mai arresa, madre di nove figli e rimasta precocemente vedova. Camus bambino subisce spesso le sue punizioni severe  con il nerbo di bue, ma rende omaggio al coraggio e alla intelligenza di lei, all’educazione che da lei ha ricevuto.

Nell’infanzia vissuta ad Algeri nel quartiere popolare di Belcourt, il bambino  conosce la miseria, le umiliazioni degli emarginati, la necessità di un attenzione feroce al risparmio del denaro, la riduzione della vita quotidiana ai bisogni essenziali, il dovere di contribuire, appena adolescente, col lavoro durante le vacanze estive, al bilancio familiare. Impara che sarà sempre un estraneo nel mondo della cultura e del successo. Sono queste  esperienze di vita reale  che consolideranno la sua scelta a favore degli emarginati, di tutti coloro che non hanno né possibilità né diritto di parola, in primo luogo con riferimento alla madre.

Il riscatto dalla miseria e la svolta della sua vita avvengono a seguito dell’incontro con l’insegnante elementare, Louis Germain, reduce di guerra che fa leggere ai suoi scolari un libro che descrive gli orrori del conflitto e che  prima si propone all’orfano di guerra come sostituto paterno e poi incoraggia il suo talento e convince la nonna a farlo concorrere per una borsa di studio al liceo di Algeri . Nel libro è anche pubblicata la lettera che Camus gli scrisse per ringraziarlo dopo aver ricevuto il premio Nobel.

L’altro incontro avviene al liceo col filosofo Jean Grenier , che avrà una grande influenza su Camus in un rapporto contraddittorio di amico e confidente, orientandolo verso la filosofia e la politica.

L’autobiografia si interrompe con i capitoli sul liceo, negli appunti si trovano solo poche notizie sparse sui rapporti con la rivoluzione algerina, e su alcune vicende amorose,  ma nonostante la brevità, a mio parere, questo  è il romanzo  più bello che Camus ci ha lasciato, quello più appassionante e dolorosamente umano.

Marina

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