Patrick Ness – Siobhan Dowd “Sette muniti dopo mezzanotte”

nessAvvertenza: di questo libro racconto la trama, altrimenti non si capisce quello che voglio dire.
Conor è un ragazzino di 12-13 anni. È figlio unico di genitori separati, vive con la madre che è la sola persona al mondo che lo ami davvero (ve ne sarebbe un’altra, sua coetanea, che però ha il torto di volerlo proteggere, e quindi lui la respinge).
In più Conor ha seri problemi a scuola, perché è perseguitato da una banda di bulli.
La madre di Conor ha il cancro; stremata, calva come una rapa, soffre molto e sta morendo. Nei momenti peggiori Conor è costretto ad andare a vivere dalla nonna, con la quale si trova malissimo.
Conor non ha neppure la possibilità di piangere (tra le braccia di chi? a che scopo? per sentirsi più solo e triste?), è apparentemente calmo, quasi impassibile, salvo ogni tanto dare in scoppi improvvisi di ira distruttiva.
Cornor infine ha un terribile sogno ricorrente: tiene la madre, che lo implora di non lasciarla andare, sospesa per le mani sopra un baratro, ma la sente sfuggire nonostante i suoi sforzi disperati.
L’unica presenza che aiuta Cornor è un enorme leccio che sta di fronte alla sua stanza e che di notte, sempre alla stessa ora, si antropomorfizza e viene a trovarlo, a parlargli.
Non è un rapporto semplice: l’uomo-albero è brusco, franco, quasi brutale.
La madre muore, Conor la lascia andare, ma ce la farà.
Il libro è ben scritto e mostra un elevato livello di empatia con ciò che racconta; è anche corredato da bei disegni, molto scuri; è inevitabilmente commovente.
Però a me è sembrato un po’ come “sparare sulla Croce Rossa”.
Vincitore del Galaxi Children’s Book of the Year, a un ragazzo adolescente non lo farei mai leggere.
Adesso speriamo di non ricevere le mazzate che ho avuto col libro di Michele Serra; comunque sono pronto.
Poronga

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