Gϋnter Grass “Il tamburo di latta”

gunt.pngicona-voto-asino2icona-voto-asino2icona-voto-mezzoasinoSi può dire di un libro importante che non mi è piaciuto? Credo di sì, e comunque a me questo è successo.

Grass narra la storia bislacca di Oskar, volontariamente nano, dotato di una voce soprannaturale che spezza i vetri (al punto da poter essere utilizzata per svaligiare gioiellerie bucando le vetrine), modello per l’accademia delle belle arti, ma soprattutto suonatore di tamburo, con il quale può letteralmente evocare racconti, avvenimenti e atmosfere.

Bislacca del resto è la storia di tutta la famiglia di Oskar, a partire da quella di suo padre, nato da un amplesso fra un viandante braccato e una donna che gli aveva dato rifugio nascondendolo sotto le sue numerose gonne.

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Gϋnter Grass “Il tamburo di latta”

grassSi può dire di un libro indubbiamente importante “non mi è piaciuto”?. Credo di si, e comunque a me questo è successo.

Grass narra la storia bislacca di Oskar, volontariamente nano, dotato di una voce soprannaturale che spacca i vetri, al punto di poter essere utilizzata per svaligiare le gioiellerie, modello per l’Accademia delle belle arti, ma soprattutto suonatore di tamburo, col quale più che evocare, letteralmente racconta avvenimenti e atmosfere.

Bislacca del resto è la storia di tutta la famiglia di Oskar, a partire da quella di suo padre, nato da un amplesso fra un viandante braccato e una donna che gli aveva dato rifugio nascondendolo sotto le sue numerose e ampie gonne.

Grass usa molto il pedale del grottesco, del surreale, dell’assurdo che si fa realtà, e quindi l’atmosfera del romanzo è sempre abbastanza straniata, fuori dalle righe e torrenziale.

Oskar racconta da degente in manicomio la vita sua e dei suoi nonni e genitori, anche se nel romanzo vi è un curioso e singolare rimbalzare fra un io narrante e un racconto in terza persona.

La vita di Oskar è contemporanea alla nascita e all’imporsi del nazismo e quindi della guerra, dipinti con tratti allucinati e surreali, anche se il tema non è che sia particolarmente insistito.

Boh, non so che dire: il romanzo è lunghissimo, non mi ha entusiasmato per nulla, anche se l’ho finito non certo per dovere ma perché in qualche modo mi è parso ne valesse la pena. Però, come tutte le cose fondamentalmente affabulatorie -gusto personale, quindi- alla fin fine non posso dire che mi sia piaciuto.

Scoraggiato da questa lettura, di Grass non ho letto null’altro, e quindi non posso proununciarmi se il Nobel che gli è stato assegnato fosse meritato o meno.

Certo che, parlando di premi Nobel, Heinrich Böll era tutta un’altra cosa…

Poronga