Noah Harari “Homo deus”

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Questa non è una recensione, sono pensieri innescati dall’ultimo libro di Harari, che mi servono per comunicarvi lo spessore di questo testo, che peraltro non ho ancora finito di leggere, ma è tale l’urgenza di raccontare il suo valore, che non posso fare a meno di scriverne sull’Asino, promettendomi di integrare. La cosa peraltro ha un senso, perché il libro coinvolge così tanti temi, che in fondo, forse è meglio discuterne separatamente.

Il libro parla del futuro dell’Homo Sapiens e fa delle ipotesi. Per trattare ciò evidentemente parte dal presente e talvolta dal nostro passato. Il tema che sto per trattare è una analisi del presente, su cui bisogna riflettere per progettare il futuro.

Sono sempre stato onnivoro e credo che l’Homo Sapiens lo sia a dispetto di tutte le mode e le culture. Penso che l’H.S. sia biologicamente onnivoro e che le disquisizioni che negano questa realtà siano solo fantasie ideologiche. Questo non vuole dire che se un uomo, si ciba solo di vegetali muoia, ma certo l’evoluzione lo ha programmato per una alimentazione che comprende cibi di provenienza animale. Se qualcuno ha voglia di fare diversamente, può farlo e non muore, ma questo conta poco.

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Yuval Noah Harari “Da animali a dei. Breve storia dell’umanità”

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Raramente sull’Asino vengono recensiti saggi, ma voglio parlarvi di questo che, sebbene decisamente divulgativo, mi è sembrato davvero interessante, non tanto per alcune nozioni che ho appreso, ma soprattutto per una sorta di sistematizzazione di tutto ciò che riguarda la storia umana in un quadro omogeneo, estremamente lucido e scevro da appartenenze ideologiche. Una storia dell’umanità vista con metodo scientifico, una volta tanto non di parte.

2.000.000 di anni fa, sulla terra vivevano almeno 6 specie diverse di umani, tutte appartenenti al genere Homo.

Specie diverse vuole dire che ognuna di esse aveva un patrimonio diverso dall’altra ed erano quasi totalmente preclusi i rapporti sessuali tra una e l’altra. Se i rari accoppiamenti ci fossero stati avrebbero prodotto figli nella stragrande maggioranza sterili (è noto a tutti il caso del figlio di un cavallo ed un’asina…).

Quindi sei tipi “diversi” di Uomo.

13.000 anni fa, sulla terra rimane solo una specie appartenente al genere Homo: l’Homo Sapiens, noi.

I nostri antenati hanno fatto fuori tutti gli altri ed hanno incominciato ad evolversi da soli. Il fenomeno non può non stupire.

Esiste una ipotesi sul perché i Sapiens siano riusciti a prevalere su tutti gli altri. Perché erano più forti fisicamente e più aggressivi?

Niente di più falso: se un Neanderthal avesse incontrato un Sapiens da solo nella foresta, lo avrebbe probabilmente fatto a pezzi senza tanti complimenti. Erano loro i più forti.

E, allora, perché?

Harari ce lo spiega efficacemente.

Si pensa che circa 70.000 anni fa vi siano state delle mutazioni casuali nel cervello dei Sapiens, che gli abbiano dato la capacità di inventare categorie immaginarie, assolutamente non riscontrabili nella realtà sensibile: cose come “Il Capo” , la “Tribù”, “Dio o gli Dei”….

In quel momento è nato il pensiero astratto e in virtù di questo, grazie alla capacità di formulare miti e leggende presenti solo nelle menti, il Sapiens è riuscito ad organizzare gruppi omogenei di individui, metterli in comunicazione tra loro,farli lavorare e combattere sotto una guida esterna. E questo in gruppi notevolmente più numerosi e coordinati di quelli appartenenti ad altre specie. E’ nata così una formidabile macchina da guerra e di controllo che difficilmente si poteva contrastare, e così fu che i Sapiens divennero padroni della Terra. Prima di tutto fecero fuori tutti gli Uomini, appartenenti alle altre specie e poi fu la volta degli altri giganteschi animali che potevano contrastarli.

Questo è stato il motore di tutto il resto, fino ai giorni nostri.

Comincia così, questo interessante saggio.

Il resto è forse meno eclatante, ma sicuramente molto istruttivo.

Harari percorre la storia umana, evidenziando non i singoli fatti storici, ma i fenomeni, le invenzioni astratte, le rivoluzioni culturali che hanno mutato il corso della storia. Per intenderci, il processo storico è segnato da salti qualitativi, come il passaggio da una economia di Raccolta/ Caccia ad una Agricola, che hanno modificato integralmente (con aspetti sia positivi che negativi) il modo di vivere e di interagire degli individui. E il cammino non si è evidentemente esaurito con questi grandi mutamenti, ma le “rivoluzioni” si sono succedute in modo sempre più rapido e dinamico.

I concetti di tribù, di popolo, di nazione, di patria e di religione, sono state invenzioni immaginarie che di volta in volta hanno pesato sull’assetto sociale mondiale. Hanno spostato poteri e ricchezze, hanno determinato vittorie e sconfitte, creato ed avvicendato dominazioni.

Sul pianeta si è affacciata ad un certo punto la Scienza, che con il suo metodo ha sconvolto le pratiche precedenti, spingendo la tecnologia a livelli mai prima nemmeno ipotizzati.

Nascono le “moderne religioni”, le ideologie, le etiche diverse, condivise da gruppi diversi. Nasce il concetto astratto di danaro, e con lui il capitalismo, il mercato e l’invenzione del credito. Vi sembra forse che questi termini siano poco conciliabili ed abbiano poco a che fare tra loro. Niente di più falso secondo Harari, tutte queste sono invenzioni immaginarie capaci di guidare e controllare gruppi di Sapiens sempre più grandi e sempre più complessi.

Sono astrazioni in grado di farci produrre di più, di farci costruire istituzioni sociali, di farci consumare un prodotto al posto di un altro, di mandarci in guerra, di farci vivere nell’abbondanza o di farci tirare la cinghia.

Ovviamente sono tutte categorie che hanno provocato fenomeni sorprendentemente positivi (debellamento di malattie mortali, diminuzione della mortalità per fame e così via…) ma anche drammaticamente negative (e vi risparmio una scontata esemplificazione…). La cosa certa è che al mutare di ciascuna di queste categorie muta la storia e muta il pianeta.

Harari, da serio studioso quale è, con grandissimo equilibrio non si erge mai a giudice, non prende mai parte. Si limita a descrivere, analizzare con pensiero critico e libero ogni situazione ed ogni presa di posizione. Scava nei fatti per evidenziarne i lati positivi e quelli negativi, per mostrarci con animo imparziale ogni evoluzione della nostra storia. Questo è il grande merito del suo saggio: una analisi oggettiva, direi rigorosamente scientifica, del comportamento sociale umano, delle sue ideologie e delle categorie che si sono evolute nel corso della storia.

In particolare ho trovato molto interessante ed acuta una analisi sull’etica.

H. si sofferma sulla definizione morale di ciò che è Naturale e di ciò che viene definito Contro Natura.

Ne risulta una acuta riflessione, che prendendo spunto dalla evoluzione delle specie (teoria piuttosto accreditata, malgrado pochi detrattori), mostra quanto sia scientificamente fuorviante affermare l’esistenza di queste categorie.

Egli, con grande senso dell’umorismo, ci dimostra che tenendo per buono il concetto morale di Contro Natura, dovremmo condannare moralmente senza attenuanti ogni zanzara che usa le sue ali per volare intorno a noi cercando di infilzarci…..

Non vi spiego come, perché vi rovinerei senz’altro il piacere di scoprirlo dalle sue parole………….

Spero che lo leggiate, secondo me ne vale assolutamente la pena.

Mr. Maturin