Antonio Pascale “Le attenuanti sentimentali” Luisa Brancaccio “Stanno tutti bene tranne me”

Amo gli scrittori italiani e la narrativa contemporanea. Non solo quelli, certo, ma se trovo in libreria qualcosa che mi fa ben sperare, non resisto. Anche se so che, nove su dieci, mi becco la sdentata. E infatti.

pascaleLE ATTENUANTI SENTIMENTALI di certo Antonio Pascale.

Il titolo mi incuriosisce, l’inizio pure. Le solite tre parole lette al volo alla Feltrinelli in Centrale prima di salire sul treno:
Questo non è un romanzo, ma un giro in biciletta. Sottotitolo: riflessioni filosofiche quotidiane.
Non mi piace leggere di più, mi rovina il piacere di scoprire cosa mi aspetta. E anche se l’avessi fatto, la prima scena è letteralmente esilarante. Dopo di che, però, il giro in bicicletta cala, perde sprint, si smarrisce, arranca faticosamente in salita tra diciannovenni prosperose che non esitano a posare nude per un fotografo perché “non si piacciono” e i benefici degli OGM per il futuro dell’agricoltura.
E così Pascale è stato abbandonato a metà sul comodino per il secondo romanzo italiano acquistato al volo sul kindle dopo avere letto, sempre al volo, una straordinariamente accattivante quarta di copertina, questa volta in stazione Termini.

 

 

brancaSTANNO TUTTI BENE TRANNE ME di tale Luisa Brancaccio.
Almeno sono arrivata in fondo. Ma con una strana sensazione. Un libro plumbeo, un’infilata di personaggi schiacciati dalla depressione, dalla noia, dal lutto, incapaci di elaborare, di risalire in superficie, di uscire da un buio che è di tutti, oggi.
Poi un personaggio favoloso, che da solo vale il libro. Il dott. De Seta, Serafino, di nome e di fatto.
Vuole solo riposarsi. E svuotare la mente. Vuole che l’umidità della terra agisca come un farmaco, che soffochi il sentimento di solitudine e la fretta degli ultimi anni che gli restano da vivere. Oppure mesi. Oppure giorni. C’è ancora tanto da fare. E così poco tempo e così poche forze. Dovrebbe passare in rassegna tutte le certezze che ha conquistato e smontarle una per una. La fissità degli atteggiamenti mentali distrugge qualsiasi intelligenza e lui sente di avere bisogno di prospettive nuove.
Avrei dovuto studiare fisica, pensa, o magia. per capire il mondo basta la fisica e la magia: E invece tutte quelle parole per descrivere le emozioni, che imbroglio, che buffonata la psicanalisi.
Solo alla fine scoppia la tragedia, non più la depressione strisciante e vischiosa che ha attanagliato i (tanti) personaggi sino a quel momento, ma il male, quello vero, quello che uccide, distrugge, annienta. Ed è come vivificante. Si torna a vedere la luce e forse un giorno ci si trasferirà in campagna, a coltivare un orto a spirale, con un vicino burbero e bellissimo.
L’aria è fresca e pulita, non ci sono nuvole, il cielo è pieno zeppo di piccole stelle, un grande organismo che li circonda. Organismo. […] Ora tutto è vivo, anche le pietre, ora tutto merita il rispetto che si concede alle cose animate, anche le carote, ora lei celebra la vita quando mangia, quando zappa, quando mette i chiodi nel muro per farci arrampicare la vite o quando stringe con la mano una pietra che tiene nella tasca dei pantaloni.
Mah… forse in fondo ne valeva la pena.

la signora nilsson

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