Dopo il bellissimo “Riparare i viventi” ho letto, credo, tutti gli altri romanzi di MdK, trovandoli nettamente inferiori. Questo vale in modo particolare per l’ultima fatica letteraria della Nostra, che mi ha decisamente deluso.
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Mailys de Kerangal “Nascita di un ponte”
Nella immaginaria città di Coca, un posto a mezzo fra San Francisco, rievocata dai ripetuti riferimenti al Golden Gate, e una metropoli sudamericana costruita ai margini di una lussureggiante foresta, per volontà di un sindaco megalomane quanto potente si costruisce un ponte: un’opera immane e mai vista prima.
Protagonisti di questo romanzo sono il ponte stesso e gli uomini e le donne che lo costruiscono, e che vengono rappresentati/e con le loro storie passate e quelle che si intrecciano nel corso del lavoro di costruzione; su tutti il magnetico e sobrio capocantiere, Georgers Diderot, e Summer Diamantis, giovane e dolente donna che ha la responsabilità dei calcestruzzi.
Maylis de Kerangal “Riparare i viventi”
Può accadere di andare a dormire la sera e la mattina dopo dover decidere se autorizzare l’espianto di organi dal corpo del figlio, in coma irreversibile per un incidente di poche ore prima. Può accadere, accade.
Anche questo racconta Maylis de Kerangal in questo straordinario romanzo. C’è tutto e nulla viene risparmiato: la vitalità di Simon, 19 anni, l’incidente, la telefonata del mattino, lo smarrimento, la corsa in ospedale, e via via fino alla fine. Il romanzo si apre alle 5,50 e si chiude alle 4,49 del mattino dopo, quando tutto è compiuto.
In questo contesto, l’avvicendarsi delle figure dei protagonisti: Simon, i suoi genitori, i sanitari che devono gestire il caso (fra i quali Thomas, figura di eccezionale riuscita), le équipe che devono eseguire l’espianto e l’impianto, la ricevente del cuore di Simon.