Mo Yan “L’uomo che allevava i gatti”

Si tratta di alcuni racconti di varia lunghezza nei quali Mo Yan, premio Nobel 2012, mi pare comunichi innanzitutto un senso generale di dolore e tristezza (“Tutti noi ci pieghiamo sotto il peso della sofferenza“).

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La non recensione

Asinochinonlegge ci esorta a scrivere anche dei libri che non ci sono piaciuti. Devo confessare, però, che da tempo ormai non leggo che i libri che mi piacciono. A strapparmi la voglia di riprendere in mano un libro a volte basta una pagina. È successo di recente con una raccolta di racconti di Mo Yan. La pagina che ho letto mi era parsa troppo crudele. Troppo e inutilmente. E non ho più desiderato riaprirlo.
Di recente ne ho letto una cinquantina, di pagine, prima di decidere che il romanzo che avevo cominciato non faceva per me. Dopo il bellissimo ACQUE MORTE, di Maugham mi era capitato per caso sott’occhio, in libreria, SCHIAVO D’AMORE. Malgrado i lampi di perfida ironia che lo illuminano, l’ho trovato lacrimevole e lamentoso come il peggior Dickens. Non leggerò le 550 pagine che mi restano.
Sarò troppo impaziente per concedere a un libro di deludermi, ma preferisco correre il rischio di perdermi una bella storia per evitarmi la noia imperdonabile di una lettura sbagliata. Non saprò mai com’è SCHIAVO D’AMORE e, tutto sommato, mi sembra più bello così.
la signora nilsson