Su suggerimento di Tiresia ho letto questo romanzo di una autrice che ignoravo totalmente.
Giorgia Cantini, la protagonista, è una detective privata molto hard boiled: beve (parecchio), fuma, mangia male, dorme poco, è un po’ sovrappeso, ed è anche alle prese, oltreché con le fregature sempre in agguato, con una congiuntivite a un occhio di cui non si cura affatto.
Una esistenza non certamente facile, e punteggiata da un doppio suicidio, prima quello della madre e poi quello della sorella minore, l’ha portata a costruirsi una corazza di durezza e cinismo dietro la quale però, va da sè, batte un cuore.
Ho trovato il personaggio abbastanza credibile e interessante, anche se forse un po’ troppo “caricato”.
Onerata di incarichi investigativi aventi quasi sempre ad oggetto questioni di corna, Giorgia vive con l’assillo di sapere qualcosa di più sulla morte della sorella Ada e sul suo amante segreto, di cui conosce solo l’iniziale del nome: A. (e paradossalmente di uomini il cui nome inizia con la lettera A. il romanzo pullula).
Il destino cinico e baro le fa incontrare questo A. nel modo più inaspettato.
A me è parso che nel finale il romanzo un po’ sì che sfilacci e si sgonfi; però nel complesso e più che leggibile, anche perché Verasani ogni tanto mette a segno un buon colpo, ad esempio: “Dove ci sono le Range Rover non può esserci una gran sete di conoscenza”.
Però ho trovato un po’ troppo monotona l’atmosfera cupa, rabbiosa, triste del romanzo, e credo che mi fermerò qui.
Poronga