Grazia Verasani “Quo vadis baby?”

vera.pngSu suggerimento di Tiresia ho letto questo romanzo di una autrice che ignoravo totalmente.

Giorgia Cantini, la protagonista, è una detective privata molto hard boiled: beve (parecchio), fuma, mangia male, dorme poco, è un po’ sovrappeso, ed è anche alle prese, oltreché con le fregature sempre in agguato, con una congiuntivite a un occhio di cui non si cura affatto.

Una esistenza non certamente facile, e punteggiata da un doppio suicidio, prima quello della madre e poi quello della sorella minore, l’ha portata a costruirsi una corazza di durezza e cinismo dietro la quale però, va da sè, batte un cuore.

Ho trovato il personaggio abbastanza credibile e interessante, anche se forse un po’ troppo “caricato”.

Onerata di incarichi investigativi aventi quasi sempre ad oggetto questioni di corna, Giorgia vive con l’assillo di sapere qualcosa di più sulla morte della sorella Ada e sul suo amante segreto, di cui conosce solo l’iniziale del nome: A. (e paradossalmente di uomini il cui nome inizia con la lettera A. il romanzo pullula).

Il destino cinico e baro le fa incontrare questo A. nel modo più inaspettato.

A me è parso che nel finale il romanzo un po’ sì che sfilacci e si sgonfi; però nel complesso e più che leggibile, anche perché Verasani ogni tanto mette a segno un buon colpo, ad esempio: “Dove ci sono le Range Rover non può esserci una gran sete di conoscenza”.

Però ho trovato un po’ troppo monotona l’atmosfera cupa, rabbiosa, triste del romanzo, e credo che mi fermerò qui.

Poronga

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Grazia Verasani “Senza ragione apparente”

veraNell’ormai lunga lista di investigatori italiani degli ultimi anni, poliziotti e non, Montalbano è ormai un classico, Guerrieri di Carofiglio è interessante ( anche se un po’ piacione e non gli perdono la passione per la boxe ), Schiavone di Manzini è l’emergente. Ma il personaggio veramente formidabile è Giorgia Cantini. Ha cominciato benissimo con Quo vadis, baby?, e ormai siamo al quinto episodio. Io ho letto i primi due e adesso questo. Giorgia Cantini è un’investigatrice privata un po’ per caso, è una donna ormai ben dentro i quaranta, scettica e tormentata, sembra destinata a restare single in eterno, anche se proprio in questo libro ha una relazione che potrebbe essere seria. E’ interessante per la sua personalità complessa, disincantata, è una donna colta e intelligente e come spesso succede a queste donne intimorisce un po’ gli uomini, che non si sentono all’altezza e fuggono. Le è morta la madre quando era piccola, la sorella si è suicidata, si è trovata trascinata senza troppa voglia dal padre a fare questo sporco mestiere. Che, si lamenta nelle sue lunghe meditazioni solitarie, consiste perlopiù di appostamenti e pedinamenti per faccende di corna; ma naturalmente i casi che ci vengono presentati sono molto più interessanti.

Qui abbiamo il suicidio di un giovane liceale, a cui segue pochi mesi dopo un altro suicidio di un compagno, in questo caso con qualche dubbio in più. Giorgia indaga con i suoi metodi spregiudicati ma con molta umanità. Ha quasi trent’anni più dei ragazzi nella cui mente deve cercare di entrare, ma riesce a rapportarsi con loro con molta abilità psicologica. E intanto deve anche avere a che fare col mondo dei genitori e degli insegnanti. Il tutto sullo sfondo della Bologna di oggi, vista con occhi critici ma anche con amore, fra citazioni di libri e di canzoni che non sono mai messe per compiacere il lettore di varie generazioni, ma sono sempre appropriate ed evocative.

A chi vuole conoscere questa investigatrice dalla personalità intensa e affascinante consiglio di cominciare dal primo libro, Quo vadis, baby?. Ha suscitato l’interesse anche di Gabriele Salvatores, che ne ha tratto un bel film, con una brava attrice che ha saputo portare bene sulla scena la complessità e la simpatia di Giorgia. Chi è che ha detto che quando ti piace un libro, vorresti conoscere l’autore e magari poter chiamarlo al telefono? Be’, qui viene voglia di conoscere il personaggio e diventarne amici; e secondo me questo, per l’autore, è un complimento anche più grande.

Tiresia