“Nel Texas orientale la gentilezza e la violenza sono come un’arma a doppio taglio. Qui puoi trovare le persone più gentili e ospitali che tu abbia mai incontrato, e scoprire che sono capaci di spararti per quello che potrei definire un minuscolo sgarbo“.
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John Lansdale “Jane va al nord”
Jane ha trent’anni. È intraprendente, ingenua e sola, nonostante la sua avvenenza (“Non ho mai avuto problemi a conoscere uomini, ma ho sempre faticato a tenermeli, e sinceramente non ho saputo neanche scegliere bene“). Decide quasi per dispetto di andare al matrimonio di una delle sue antipaticissime e super-ordinarie sorelle, ma non ha i soldi per affrontare il viaggio dal Texas, dove vive, al “sud”. Incontra per caso la ruvida e scalcagnata Henry che deve anche lei affrontare più o meno lo stesso viaggio. Le due decidono di unire le forze e partono a bordo della scassatissima automobile di Henry. E’ un viaggio alla Lansdale, nel corso del quale ne succedono di tutti i colori, nelle atmosfere pulp e allucinate care al vecchio John (durante una di queste peripezie la povera quanto intrepida Jane pensa: “Volevo solo andare a un dannato matrimonio e invece sono finita in un carro bestiame dritta verso la servitù, e chissà cos’altro”), compreso l’affondamento di una macchinona in un lago con tre cattivissimi a bordo.
Joe R. Lansdale “Mucho Mojo”
Penso che prima o poi sia capitato a tutti: uno si mette a leggere tutto contento il libro di un proprio autore preferito e non lo apprezza per nulla: grave delusione. A me è successo con questo romanzo nel quale ricompaiono Hap e Leonard, protagonisti del già recensito “Una stagione selvaggia” (tutto un’altra cosa). Continua a leggere
Joe R. Lansdale “Una stagione selvaggia”
Anche se poco o nulla viene detto della sua vita, Hap è uno con un passato non certo semplice né tranquillo. Ora vive nel profondo Texas, facendo lavori qua e là, quando ricompare Trudy, la donna della sua vita che lo ha lasciato mandandolo in pezzi (ma Hap li ha raccolti e incollati uno a uno, con l’aiuto del suo amico Leonard).
Dopo che la passione divampa ancora (“avevo così tanta voglia di far l’amore con lei che mi veniva da piangere”) Trudy gli propone un affare: si tratta di ripescare nelle vicine paludi, che Hap conosce bene, una barca affondata piena di soldi frutto di una vecchia rapina. Della partita è un gruppo di rivoluzionari nostalgici reduci dagli anni ’60, fra i quali l’ultimo dei tanti uomini che Trudy ha preso e lasciato, che intendono utilizzare il denaro per comprare delle armi, entrare in clandestinità ecc. Continua a leggere
Joe Lansdale “La notte del drive-in”
In una cittadina del Texas ogni venerdì sera si celebra un rito: migliaia di automobili convergono verso un enorme drive-in dove parte una non stop di cinque o sei film dell’orrore di serie B; la kermesse, destinata a concludersi la mattina dopo, prevede la consumazione di merendine, pop-corn al sangue (conditi con un colorante rosso), dolciumi e fiumi di coca-cola, birra e alcolici vari.
Quel venerdì sono in programma “Ho fatto a pezzi la mamma”, “La casa”, “La notte dei morti viventi”, “Utensili per l’omicidio”, e “Non aprite quella porta” (tutti film veri).
Ma in piena proiezione l’Orbit, così si chiama il drive-in, è attraversato da una enorme cometa per venire quindi incapsulato sotto una enorme cupola nera che uccide per rapida consunzione chiunque cerchi di attraversarla per fuggire.
Presto si verifica una situazione più pazzesca ancora: migliaia di persone intrappolate, che possono nutrirsi solo di coca-cola e pop-corn, in una dimensione senza tempo (tutto è oscurato) scandita solo da succedersi dei film che vengono proiettati senza sosta. Ovvio che tutto precipiti nel delirio degli istinti più barbari e bestiali finché a un certo punto, puf!, la bolla scompare e…
Singolare nella narrazione l’assenza di sentimenti di paura o angoscia ma, al contrario, quasi di accettazione in un passivo e quasi ipnotico straniamento.
Il romanzo è molto pulp e splatter; non proprio il mio pane. Però L. a suo modo è in fenomeno, e almeno un suo libro andrebbe letto. Ovviamente imperdibile per gli amanti del genere.
Poronga
Joe R. Lansdale “Fatti relativi al ritrovamento di un paginone di nudo in un romanzo Harmony”
Lansdale è un fenomeno. Anticonvenzionale, incurante, visionario, sembra la versione scanzonata di Bukowski.
In questo racconto lungo dà voce a un quarantenne sconclusionato a partire dal nome: Plebin.
Plebin è disoccupato, separato e vive in una topaia. Trova un improbabile lavoro in una improbabile libreria gestita da una improbabile libraia, Martha, una sboccata donnona calva e baffuta di 120 chili e con un passato di detective.
Va a vivere con lui la figlia diciassettenne Jasmine (“-Che hai mangiato per colazione? –Quello che hai mangiato tu, ci scommetto. Una Coca. –Bene. E’ importante curare l’alimentazione, tesoro di papà”.)
Martha e Jasmine fraternizzano (è impressionante come la lingua sia virata al maschile: si dovrebbe poter dire sorellizzano), e quasi per gioco si inventano una storia pulp che, malgrado lo sconsolato e recalcitrante Plebin, le porterà lontano…
E’ un racconto allegramente scombiccherato (vi è anche la esilarante narrazione di un numero di cani in uno scalcagnato circo dove Plebin porta Jasmine grazie e due biglietti gratuiti), che si conclude con un duello mortale a colpi di arti staccati da un manichino che solo L. si poteva inventare; il tutto in una delle sue tipiche atmosfere livide e postmoderne: una discarica di rifiuti scossa da boati e illuminata da fuochi chimici inestinguibili, con sullo sfondo due esalanti torri per l’estrazione del petrolio…
Poronga