Wilkie Collins “La pietra di luna”

colicona-voto-asino2icona-voto-asino2Romanzone ottocentesco. Un colonnello inglese durante le guerre coloniali in India ruba e porta in patria un leggendario diamante che adornava la sacra statua di una divinità indiana.  Il ladrone destina il gioiello ad ornare il bel collo della giovane nipote Rachel.

Sono ormai passati cinquant’anni dal furto, ma tre bramini sono sulle tracce del diamante per riportarlo in patria. Il gioiello sparisce la notte stessa in cui esso è stato consegnato a Rachel. Parte da qui una intricata trama, ricca di colpi di scena più o meno riusciti, nella quale si inseriscono alcuni personaggi fra cui spiccano in modo particolare il fedele e inflessibile capo-maggiordomo Betteridge, che nella sua vita sembra aver letto solo “Robinson Crosue” che usa come una specie di Bibbia per trarne insegnamenti per ogni caso della vita, e il Sergente Cuff, che a uno spiccatissimo senso di osservazione associa capacità logico-deduttive acutissime, e che solo una cosa può distrarre dalle sue indagini, ossia l’arte della coltivazione delle rose, che lo vede impegnato in interminabili dispute con il giardiniere della villa patrizia dei Verinder, teatro del furto, e nella quale si svolge la trama del libro. Cuff mi è parso il personaggio di gran lunga più riuscito, non solo perché le sue deduzioni sono tanto geniali quanto credibili -e i fatti alla fine gli daranno ovviamente ragione-, ma soprattutto per la sua felice caratterizzazione: molto meglio, per dire, del saccente e cervellotico Sherlock Holmes. Continua a leggere

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Wilkie Collins “La donna in bianco”

wilicona-voto-asino2icona-voto-asino2icona-voto-asino2icona-voto-mezzoasinoLegato a Dickens da un lungo rapporto di collaborazione, stima ed amicizia, Wilkie Collins è considerato uno dei padri nobili del racconto giallo, e sarebbe un gran peccato se cadesse nel dimenticatoio.

In questo lungo romanzo mette in scena una trama ricca e complicatissima, praticamente impossibile da riassumere in poche righe. Siamo nel 1850 circa: Walter Hartrigh, l’eroe del romanzo, durante una passeggiata notturna nei sobborghi di Londra viene avvicinato da una giovane e misteriosa donna vestita di bianco, che scopre essere scappata dal manicomio.

I destini dei due si incrociano qualche tempo dopo a Limmeridge, luogo in cui la donna è stata detenuta, e dove Walter è stato chiamato da un ricco nobile, Frederick Farlie (fatuo, svenevole e dal cieco egocentrismo: un cameo che in sé è un piccolo capolavoro), per insegnare disegno alle due nipoti, Laura e Marian, sorellastre e legatissime fra loro. Continua a leggere

Libri d’estate

mont.pngTroppi libri, mi sono resa conto in ritardo, erano rimasti fuori dalla rapida carrellata delle mie letture estive, perciò consentitemi di ritornare sui miei passi e, tanto per cominciare, di aggiungere al saggio di Hillman, un libro bellissimo che descrive la storia di un uomo e di un lupo e dei pensieri che la vita col lupo induce nella mente dell’uomo. Il lupo e il filosofo di Mark Rowlands: si legge come un romanzo, ma è un agile e intelligente libro di filosofia morale.

E poi c’è Noverar le stelle di Marco Pivato: una tranquilla passeggiata tra scienza e poesia, che sottolinea i legami e le reciproche contaminazioni tra due modalità interpretative che solo in superficie son agli antipodi. So che sono numerosi gli asinisti che amano leggere in qualche modo di scienza e di come le nuove teorie della fisica stiano rivoluzionando la nostra visione del mondo, e a tutti  loro consiglio questo gradevolissimo libretto, ricco di folgoranti citazioni e siderei pensieri.

C’è anche un altro libro di racconti che mi ha accompagnato in questi mesi e che ho trovato a tratti stupendo. Racconti d’inverno di Karen Blixen. È vero, non tutti i racconti sono altrettanto riusciti: alcuni, mi è parso, sono guastati da macchinosi  mentalismi e da un linguaggio sin troppo arzigogolato, ma gli altri sono scintillanti, imperdibili. Così «Il campo del dolore» che unisce potenti emozioni a un’universale riflessione sulla condizione umana o «L’eroina», tanto avvincente quanto insolito e brillante nella rappresentazione  dei rapporti tra il maschile e il femminile. Assolutamente perfetta la brevissima «Storia blu», racconto nel racconto che apre la raccolta. Poetica e suggestiva rimane  iscritta nel cuore. Indimenticabile.

E per concludere un altro paio di libri abbandonati: Il liberatore dei popoli oppressi di Arto Paasilinna di cui, dopo l’incantevole Anno della lepre, non ho più trovato nulla di abbastanza divertente da proseguire oltre la prima ventina di pagine. Come se non fosse più stato capace di ricreare quell’equilibrio perfetto tra invenzione e  assurdità, tra stramberia e grazia che rendono L’anno della lepre un libro così delizioso e unico.

E Roderick Duddle di Michele Mari: perfetto come pastiche letterario ma poco avvincente e, in ultima analisi credibile, come lettura in sé.

Infine, La donna in bianco di Wilkie  Collins. Avevo trovato straordinariamente piacevole Pietra di luna e speravo di ritrovare anche qui quello humour, quell’abilità narrativa che mi avevano fatto pensare a un grande scrittore. Tuttavia, dopo un bell’esordio dalle atmosfere misteriose, mi sono arenata in una storia d’amore noiosa quanto un uomo in pantofole e non so più se proseguire. Magari  qualche asinista può dirmi se ne valga la pena o no.

la signora nilsson