Nel recente referendum fra gli asinisti, I due romanzi più frequentemente messi al vertice della classifica sono stati “i Buddenbrook” e “i Fratelli Karamazov”, seguiti a ruota da “Delitto e Castigo”. Avevo letto i primi due una trentina d’anni fa, non avevo letto “Delitto e castigo”, quindi mi sono immediatamente attivato per colmare la lacuna. Ebbene, pur riconoscendo la mano di un Grandissimo Scrittore, pur ritrovando temi che un tempo mi avevano appassionato ed emozionato, non ho sentito i brividi e il piacere di leggere che avevo provato un tempo e ritrovato in romanzi più recenti (ad esempio “ Il romanzo della nazione” di Maggiani o “un cuore così bianco” di Marìas…). Incuriosito, sono andato a fare una piccola statistica fra le citazioni al referendum e ho visto che grosso modo su circa 50/55 citazioni (contando anche i rimpianti per non aver inserito questo o quello), i “grandi classici” ne rappresentano oltre i tre quarti. Ho notato anche che ad esempio c’è una sola citazione per Foster Wallace e nessuna (nessuna!) per Maggiani che pure Poronga ha definito il più grande scrittore italiano vivente e che è stato molto apprezzato da Tiresia, dal sottoscritto e da altri asinisti… Da qui mi sorgono alcune domande: ma non sarà che oltre alla qualità del libro conta il periodo della vita (leggi l’età) in cui lo si legge? O forse anche noi asinisti siamo un po’ timidi nell’elevare al vertice romanzi scritti da meno di cinquant’anni ? Se io leggessi oggi invece che trent’anni fa “i fratelli Karamozov” o “Moby Dick” come li troverei? E allora come si può davvero definire la qualità di un romanzo? Forse proprio come fa l’Asino, raccogliendo valutazioni e idee di persone diverse, con interessi diversi e gusti diversi? Mi rendo conto che non sono domande di portata storica… ma insomma è un uggioso sabato mattina a Milano….
Silver 3