Non avevo letto nulla di Remarque, ed ero incuriosito dalla sua notorietà per un solo romanzo, “Niente di nuovo sul fronte occidentale”. Questa Notte di Lisbona , uscita nel 1962, più di trent’anni dopo la sua opera più nota, utilizza un sistema ingegnoso per poter raccontare le vicende di un profugo, anzi di due profughi in fuga dalla Germania nazista nel 1942. L’io narrante del romanzo, infatti, non ne è il protagonista-raccontatore principale, che è invece un uomo che gli si avvicina, appunto a Lisbona, e gli offre un biglietto per la salvezza (una nave in partenza per l’America), in cambio della disponibilità a fargli compagnia per tutta la notte e ad ascoltare le terribili e sfortunate vicende della sua vita. La notte di Lisbona è appunto la notte in cui i due si parlano in attesa dell’alba in cui solo uno dei due potrà partire verso un futuro migliore: la conversazione fra i due personaggi si svolge vivace – anche se per forza di cose triste-, le vicende si intrecciano, spesso non si capisce più chi sta parlando e chi sta ascoltando, comunque l’interesse rimane abbastanza presente per tutto il romanzo, anche se le emozioni sono piuttosto assenti e lo stile narrativo è veramente scarno ed essenziale. Nel complesso Remarque non mi ha dato l’impressione di essere un grande scrittore, il che mi ha fatto pensare che la sua fama sia principalmente dovuta alla messa al bando delle sue opere da parte del regime nazista all’inizio degli Anni Trenta.
Silver 3