Andrea Camilleri “La giostra degli scambi”

cam.pngSfiatato.

Poronga

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Andrea Camilleri “Un covo di vipere”

CamillCosimo Barletta, sciupafemmine violento, compulsivo ed amorale (non esita ai più bassi ricatti per avere una donna), e per di più spietato strozzino, viene trovato ucciso.

Montalbano è costretto a immergere le mani fino ai gomiti in una storia sordida, che vorrebbe simboleggiare la quintessenza delle brutture in cui talvolta la condizione umana si dibatte.

Il romanzo non funziona, Camilleri si prende troppo sul serio e si fa tradire da un progetto eccessivamente ambizioso e dalla goffa riuscita, come goffa mi è anche sembrata anche la nota finale “In questa storia, interamente dovuta alla mia fantasia, mi auguro che nessuno pretenda di riconoscersi“.

Di tutto ciò fa le spese, oltre che il lettore, anche il buon Montalbano,  che con la sua brusca rettitudine, le sue mangiate e le (troppe) belle femmine che popolano il  romanzo, si riduce a uno stanco stereotipo.

Si infittisce il dubbio che C., che quasi novantenne continua a sfornare libri a getto continuo, in realtà si limiti a firmarli. Anche la nota che rimanda la scrittura del romanzo al 2008, sembra la classica excusatio non petita.

Certo che se C. avesse iniziato con romanzi del genere non se lo sarebbe filato nessuno.

Poronga

Andrea Camilleri

andrea_camilleriMa come non hai mai letto niente di Camilleri?
Io per anni non ho affrontato una vacanza estiva senza portarmi dietro un suo libro, e ho fatto bene (non è che si possono leggere solo capolavori).
Oltre al divertimento, che non è mai mancato, volevo anche vedere quando C., che alla sua bella età da anni pubblica a spron battuto, (ghost writers?) avrebbe imbucato un libro brutto. Dai e dai l’ho trovato: si intitola “Il giro di boa”.
Ma al di là di questo episodio tutti i libri -almeno una decina- che ho letto di C. non mi hanno mai deluso. Sono scorrevoli, gustosi, divertenti, e soprattutto rappresentano egregiamente la ironia sorniona, la arguta cattiveria, il pettegolo scrutarsi, il misto di sfingea indifferenza e vulcanica passione tipici del sud e in particolare della Sicilia, terra dove il non detto è spesso più importante del detto.
E poi, saranno forse le mangiate del Commissario Montalbano da acquolina in bocca, trovo i libri di Camilleri aumentino la voglia di vivere, nonostante la umana partecipazione alle brutture che spesso vi vengono raccontate.
Comunque sia a me i libri che sono piaciuti di più non sono quelli con Montalbano, ma quelli della Vigata ottocentesca e, nell’ordine, il malignissimo “Un filo di fumo” (forse perché è il primo che ho letto), lo spassoso “Il birraio di Preston”, l’indiavolato “La concessione del telefono”.
Poronga