Antonio Tabucchi “Sostiene Pereira”

sosA me Tabucchi piace (uso il presente perché gli scrittori hanno il privilegio di non morire mai completamente, almeno quando si parla dei loro libri).

Mi sono trovato per un caso a rileggere “Pereira”, confermandomi nell’opinione che è il suo miglior libro.

Mi è in particolare piaciuto il modo col quale viene descritto il silenzioso e crescente disagio e isolamento del mite Pereira, responsabile e unico collaboratore della pagina culturale di un quotidiano pomeridiano di Lisbona, nell’onda montante del totalitarismo salazariano.

Pereira dice più volte di non occuparsi di politica, ma a un certo punto si trova a dare ospitalità a due ragazzi impelagati fino al collo in attività contro il regime, prende anche un sacco di legnate, ma alla fine riesce, prima di andarsene dal Paese, a dare un suo piccolo colpo di coda.

Anche la trama è a suo modo ingegnosa e insolita.

Nel rileggere il libro ho colto l’echeggiare dello stile nientedimeno che di Saramago, di cui T. sembra un bravo nipote.

Forse ho visto anche il film con Mastroianni; eppure continuo a credere che l’interprete ideale di Pereira sarebbe stato, pensate un po’, Gino Bramieri.

Poronga

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