Michele Serra “Gli sdraiati”

SERRASul piano formale non ho trovato questo libro, balzato in cima alle classifiche, un granché.
Sul piano contenutistico invece non mi è piaciuto per nulla.
Michele Serra racconta del figlio e della sua vita di padre; una vita trascorsa “raccogliendo i calzini fetidi che segnano il tuo indugiare in un’infanzia decrepita, offensiva per entrambi, lavando i piatti sporchi che lasci ammuffire nel lavello, sopportando la tua pigrizia oscena, cercando un bandolo nei tuoi orari dementi, i rientri alle cinque del mattino, i risvegli pomeridiani, l’andarsene e il rincasare senza una logica percepibile, senza l’ombra di una concertazione con gli altri abitanti della casa. Come il più protervo, il più estraneo degli ospiti”.
Di questo ragazzo non solo non viene detto nulla di positivo (anzi, si rincara la dose descrivendolo come uno zozzone che neanche pulisce la cacca quando va in bagno) ma -il che è peggio- non ne viene riferito neppure un pensiero, una preoccupazione, un’aspirazione, un interesse, un dispiacere. Un vero troglodita.
Ma è possibile?
A me Michele Serra, soprattutto ai tempi di “Cuore”, piaceva veramente molto (i suoi “44 falsi” li trovo tuttora irresistibili).
Purtroppo però da alcuni anni, col suo onnipresente scrivere, lo trovo sfiatato, vagamente incattivito e a corto di idee e ispirazione. E questo libro lo conferma.
Peccato.
Eppure era capace di scrivere cose così:
UOMINI E MUCCHE
“ La mucca sarà anche pazza: ma non è che l’uomo se la passi molto meglio. Dal rischio (scientificamente non dimostrato) di un possibile contagio all’ isterico pogrom anti-bistecche che percorre l’Europa, ce ne corre. Corre, per la precisione, la stessa distanza che separa la salute dal salutismo (malattia senile del capitalismo) e la prudenza dal panico. Tutto può far male, e tutto concorre ad invecchiarci e consumarci, specialmente vivere. O impariamo a sopportare l’ipotesi che la vita è al tempo stesso un piacere e un rischio, una continua ricerca del meglio e una dolorosa accettazione del peggio, oppure questo genere di paranoie ci avvelenerà l’esistenza di qui all’eternità. Perché oggi è la mucca pazza, domani sarà il pesce scemo, dopodomani la carota farabutta a catalizzare le nostre ossessioni di ricchi sterilizzati, blindati, terrorizzati dal mondo, dai virus, dai poveri, dai ladri, da tutto. Un conto sono i controlli igienici, un conto il fanatismo purificatore. Qualcosa che ci farà male riuscirà comunque a sopravvivere ai nostri rastrellamenti. Rilassiamoci. Altre mucche, e altri uomini, prenderanno prima o poi il nostro posto.”
Michele, dove sei andato?
Poronga

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