Edgar A. Poe “Racconti del mistero. Le inchieste di Monsieur Dupin”

Non mi ricordo se in passato abbia letto qualcosa di Poe, quindi è come se non avessi letto niente. Mi sono quindi accostato a questi racconti, in tutto tre, con una certa curiosità, che devo dire è andata delusa.

Si tratta di tre misteri a sfondo poliziesco che vengono risolti da Auguste Dupin unicamente in base alle sue capacità di osservazione e soprattutto di ferrea deduzione logica.

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Vitaliano Trevisan “Works”

Si tratta di un fluviale romanzo autobiografico nel quale V.T. racconta i tanti lavori fatti a partire dagli anni ’70, quando a quindici anni, per comprarsi una bicicletta e liberarsi dall’imbarazzo di dover usare quella da donna ereditata dalla sorella, va a lavorare in una sordida fabbrichetta  che produce gabbiette per uccelli. Una serie di lavori duri, malpagati, tutti rigorosamente in nero e nei quali la sicurezza del lavoro è una barzelletta.

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Bruno Anicia “Realtà e Speranza”

Dietro il nom de plume di Bruno Anicia si cela un professionista austero quanto ricco di sorprese, non solo legate alla sua attività letteraria.

In questo romanzo egli racconta senza fronzoli la saga di una famiglia lombarda, i Peroni, dal 1735 ad oggi.

I Peroni, pur nelle differenze fra le generazioni che si susseguono, sono gente fattiva, dritta, laconica. Ne è un efficace esempio Giosuè, uno dei pater familias che si avvicendano nella storia:

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Fëdor Dostoevskij “I demoni”

Di questa lontana lettura di gioventù non ricordavo quasi nulla, salvo che mi era sembrato il romanzo decisamente meno riuscito della celebre quadrilogia dostoevskijana. Devo dire che la rilettura conferma questo giudizio.

L’inconfondibile impronta dell’autore c’è in pieno nel raccontare una storia maledetta della quale sono protagonisti alcuni esponenti del nichilismo rivoluzionario russo della seconda metà dell’ottocento, così come puntualmente presenti sono alcune figure tipiche del Nostro: l’imprevedibile, furibondo, amorale Nikolaj Vsevolodovič, il freddo, untuoso  e spietato Pëtr Stepanovič, il lezioso, inetto e melodrammatico Stepan Trofimovič, la imperiosa ma giusta matrona Varvara Petrovna, la bella e passionale Liza Nokolaevna, capace di improvvise follie, l’ex ufficiale e ubriacone Lebiadkin, il maneggione Liputin, la povera, dolce e sacrificale Mar’ja Timofeevna dal destino segnato.

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Nikolaj Gogol’ “Veglie alla fattoria presso Didanka”

Si tratta di otto racconti dedicati al mondo contadino della profonda Ukraina del 1830 circa.

Sono racconti comici, che mescolano il sacro e il profano e nei quali il soprannaturale (il Diavolo forse più che Dio) ha un notevole ruolo, occupando la quotidianità di questi contadini semplici, candidi appure furbi, e dalla sbornia facile.

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Paolo Maurensig “Canone inverso”

Siamo negli anni ’30 e tutto parte dall’acquisto all’asta di un prezioso violino fatto dal narratore in quel di Vienna. La sera stessa egli si trova alle prese con  un luciferino violinista ambulante dalla prodigiosa abilità che ne cattura l’attenzione, raccontandogli la sua avventurosa e fosca vita di musicista, fino alla agnizione finale, che chiude il romanzo.

Sono coinvolti anche il tema dell’amicizia e addirittura dell’immortalità. E intanto incombono i venti del nazismo.

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Paolo Giordano “Tasmania”

Il protagonista di questo romanzo, cui credo che Giordano abbia affidato alcuni caratteri e preoccupazioni di carattere marcatamente autobiografico, chiede a un certo punto a un esperto di clima quale sarebbe la zona del mondo nella quale si rifugerebbe in caso di cataclisma. “La Tasmania” è la risposta.

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Italo Calvino “Se una notte d’inverno un viaggiatore”

Avvicinandosi il centenario della nascita di Italo Calvino ho visto diversi recenti articoli a lui dedicati.

Vorrei quindi parlare di quello che è il suo libro che mi è piaciuto di più (anche se è una bella gara).

“Se una notte” è un inno alla lettura e alla scrittura, che ne sono i protagonisti.

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Fëdor Dostoevskij “Il coccodrillo”

In questo racconto, neppure terminato ma che vale assolutamente la pena di leggere, Dostoevskij dà prova della sua vis comica e surreale.

Il 13 gennaio 1865 Ivan Matveič, un modesto quanto borioso funzionario della complicatissima burocrazia zarista, va a visitare in compagnia della moglie, Elena Ivanovna, giovane, graziosa e un po’ scervellata, e di un  amico, un padiglione messo in piedi da un esilarante avventuriero tedesco, che esibisce oltre ad alcune spelacchiate scimmie un gigantesco coccodrillo richiuso in uno scatolone di latta.

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