Deborah Levy “A nuoto verso casa”

deb.pngIl nostro padrone di casa Poronga – che sia benedetto per quello che fa – oltre a dire che sono pedante – come dargli torto ? – sostiene anche che a volte io recensisco libri che non ho letto, per vedere di nascosto l’effetto che fa, come cantava Jannacci, cioè se qualcuno se ne accorge. Non potrebbe essere più lontano dalla verità. La verità è che io non recensisco mai libri che non leggo, ma spesso leggo libri che non recensisco. Per almeno due motivi. O sono libri insulsi di cui non vale la pena di parlare, ma mi capita di rado a meno che non siano davvero brutti e pompati dalla critica, nel qual caso mi diverto a stroncarli. Oppure perché sono libri stranieri che non vengono tradotti in italiano. Ad esempio, mi faccio un punto di orgoglio di leggere i finalisti del Man Booker Prize. Non è chissà che impegno, sono 5 libri all’anno e mi permettono di tenermi aggiornato sulle novità che escono in lingua inglese. Anzi, dovrebbero essere i cinque migliori libri dell’anno scritti da autori di qualunque nazionalità di lingua madre inglese, e devo dire che in genere vale la pena di leggerli perché la giuria è molto severa e selettiva. Se avete tempo, fate un giro in rete e vedrete che i finalisti, e a maggior ragione i vincitori, nel corso degli anni sono sempre scrittori di altro livello.

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