Da che frequento l’Asino mi chiedo quando qualcuno parlerà di un esempio di quello che ormai, almeno nei paesi anglosassoni, è considerato un genere letterario a tutti gli effetti: la graphic novel. Non che l’Italia non abbia avuto autori anche molto raffinati; non sono un esperto, ma ricordo Crepax e Pratt, Manara e lo stesso Altan, per non parlare del meno raffinato ma irresistibile Jacovitti. In attesa che qualcuno provveda ( forse la lacuna è dovuta all’età media degli Asinisti che sospetto essere non bassissima, ma qualche giovane ci sarà pure! ) parlo di questo libro che esamina un famoso fumetto dal punto di vista delle sue implicazioni filosofiche. Vengono analizzate, quasi vivisezionate, 14 storie di Topolino, con una sola eccezione tutte risalenti al periodo 1935-1954 e dovute agli originali sceneggiatori americani, probabilmente, almeno le più antiche, con ancora la supervisione dello stesso Walt Disney ( si sa che in seguito molte storie sono state create da sceneggiatori italiani come accade per l’ultima delle 14 qui esaminate ).
Ogni storia viene ampiamente riassunta e poi il comportamento di Topolino e di altri protagonisti viene associato a teorie e schemi filosofici che, secondo lo stile e le passioni di Giorello, spaziano in due millenni di storia della filosofia e della letteratura. Ogni riferimento è interessante e ha una sua logica; che sia sempre convincente non saprei dire, ovviamente ciò è molto soggettivo. Purtroppo non possiamo sentire il parere degli autori, francamente a me qualche volta i riferimenti sono sembrati un po’ forzati ( forse agli autori sarebbe venuto in mente lo Jannacci di ” quelli che ti spiegano le tue idee senza fartele capire ” ), ma comunque ci sono sempre argomenti di riflessione. Il filo conduttore è quello di un Topolino che rappresenta la società aperta, democratica, senza pregiudizi e sempre pronto a rivedere le proprie idee al vaglio dei fatti. Un combattente per la legalità e la libertà di pensiero contro i soprusi e i privilegi di ogni tipo, dotato dell’ingenuità solo apparente di chi grida ” il re è nudo! “.
L’analisi risulta anche convincente per gli episodi che vengono citati, ma il mio ricordo, forse dovuto a storie più recenti e ad altri sceneggiatori, è quello di un Topolino più conformista e un tantino noiosetto e perfettino. Se così fosse, un merito di questo libro sarebbe anche quello di averci restituito un Topolino più fedele all’ ispirazione originale, quella di uno spirito libero, ribelle a ogni forma di costrizione e dogmatismo. Però i ricordi delle mie letture giovanili mi riportano a un altro personaggio disneyano, ribelle per antonomasia, spirito indipendente e a me più simpatico. Insomma, spero che qualcuno scriva presto La filosofia di Paperino.
Tiresia