Pericle Scalzone fa parte della manovalanza camorrista. Associato ad una delle famiglie minori napoletane che controlla alcune pizzerie, ha il compito di ammorbidire quelli che mettono i bastoni fra le ruote. Il metodo è singolare: “svergognarli”, stordendoli e sodomizzandoli.
Pericle a tanto riesce avvalendosi della sua qualità migliore, ossia quello, come dice lui, di “drizzarlo” a comando.
Durante una delle sue spedizioni per accomodare un prete, si fa sfuggire la mano e quasi accoppa a sediate una fedele che si trovava con lui, la elefantiaca Signorinella.
Peccato che Signorinella faccia parte di una importante famiglia amica di quella di Don Luigino (il capo di Pericle), e per di più sia considerata dal volgo una mezza santa.
Da quel momento comincia la fuga di Pericle, ormai bersaglio di due famiglie, coalizzatesi per ucciderlo.
Pericle, grazie alla sua guardinga prudenza e capacità di sopportazione, quasi animalesche, e a un bel pizzico di fortuna, dà però ai suoi inseguitori del filo da torcere, mentre succedono parecchie cose.
Altro non racconto, se non dire che si tratta di un romanzo, che negli anni ‘90 fu un caso letterario, davvero singolare. Ferrandino dà voce a Pericle e lo fa in un modo credibilissimo: sembra davvero di sentire un camorrista che parla con frasi brevi, scarne, colorite e disadorne nello stesso tempo.
Pericle parla come pensa e pensa come agisce, in modo diretto e totalmente elementare.
Complimenti a Ferrandino che riesce pienamente in un’operazione non facile, scrivendo un noir partenopeo svelto, scorrevole, ispirato e molto credibile.
Poronga