Hanuf Kureishi “Un furto”

kuNon avevo mai sentito nominare Kureishi – il nome è dovuto a un padre pakistano, ma è uno scrittore inglese – ma vedo che Bompiani ha già tradotto una ventina di suoi libri ( almeno uno vorrei leggerlo, il titolo è irresistibile: Da dove vengono le storie? ). Quello che mi ha attratto in questo breve racconto non è tanto il fatto in sé – la storia di una delle tante truffe finanziarie degli ultimi anni, se ne sono viste a dozzine – quanto che a parlarne non è il solito economista o giornalista finanziario, ma uno scrittore che non solo ne dà un resoconto letterario, ma usa la letteratura proprio per descrivere e superare la sua situazione di vittima della truffa. Kureishi infatti aveva affidato a un consulente finanziario i risparmi di una vita, trovandosi poi a perdere sino all’ultima sterlina.

In poche pagine, Kureishi descrive la truffa e il truffatore da tre punti di vista diversi, quello dell’economia, della psicologia e della letteratura. Per l’economia, il succo è semplice: non fidatevi di chi vi offre rendimenti troppo alti e non fornisce resoconti trasparenti. Più articolato l’aspetto psicologico: le vittime, che all’inizio vengono spinte dall’avidità di ottenere dei facili guadagni, diventano spesso complici del truffatore, rifiutano di fronte ad ogni evidenza di accettare la realtà, spesso continuano a difendere il loro carnefice, a trovare giustificazioni, a ritenerlo comunque un amico per illudersi di poter riavere il proprio denaro. Come spesso succede, il truffatore non è una persona di grande statura neppure come malvagio, è un mediocre, ma arriva ad esercitare un grande potere e un grande fascino sulle sue vittime, in un rapporto sadomasochistico. Un po’ come l’adesione fideistica a certe sette religiose e ai loro santoni.

Kureishi viene intrappolato in questo perverso meccanismo psicologico, si rende conto che il truffatore gli ha rubato non solo i soldi ma anche l’anima, tutte le sue energie sono concentrate lì, e allora capisce che l’unico modo per spezzare il circolo vizioso è quello di ricorrere a ciò che sa fare e che ama, la letteratura ( ” lo scrittore non è forse una specie di truffatore o incantatore, che racconta storie per salvarsi la vita come Sheherazade …? ” ). Raccontando con la sua sensibilità artistica la sua disavventura spezza il sortilegio che incanta sempre le vittime di truffe finanziarie. Ha un’unica arma contro il truffatore, ma finalmente si decide ad usarla ( ” Le parole sono il materiale più resistente che ci sia, e raccontare storie è un’azione che cambia la realtà “).

In questi anni di disastri finanziari abbiamo visto che spesso le vittime hanno preso una pistola e si sono sparate, o hanno sparato ai loro consulenti finanziari – o entrambe le cose, in questo caso nell’ordine inverso. Kureishi invece ha preso la penna: la letteratura salva le vite.

Tiresia

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