Devo confessare che questo libro ha incominciato a piacermi dalla copertina: una vecchia foto degli anni 30 con una bella ragazza (Inés appunto), tra un gruppo di personaggi maschili con la faccia che più da partigiano di così non si può….
E così, dopo aver un po’ sfogliato il ponderoso volume (750 pagine, impagabile vantaggio del cartaceo…) l’ho comprato pur essendo molto scettico sulla mia reale volontà di arrivare in fondo: tra l’altro non conoscevo affatto Almudena Grandes e non mi erano ancora note le sue immense capacità di narratrice, che sono andato però scoprendo non appena iniziato la lettura. Inés è la storia della protagonista, prende le mosse da un episodio poco noto della seconda guerra mondiale, racconta la delusione dei protagonisti della invasione della val d’Aran, che dopo una faticosa conquista a prezzo di grandi sacrifici e dolorose perdite si vedono intimare la ritirata dai loro comandanti per ragioni tutte politiche. (mi ricorda una famosa frase del film Lawrence d’Arabia … ora che voi guerrieri avete vinto la guerra, spetta a noi diplomatici vincere la pace….). Ma Inés è anche la storia di personaggi straordinari, che si snoda attraverso mezzo secolo: il comandante Lobo, il simpatico Comprendes, il burbero Galàn, il forte e misterioso Jesus Monzon, fino ai mitici Santiago Carrillo e alla Pasionaria Dolores Ibàrruri. E’ un affresco appassionato e documentato, narrato attraverso i sentimenti delle persone, delle vicende dei partiti comunisti di Spagna, di Francia, e dei loro rapporti con il potere centrale del Politburo sovietico. Ma l’elemento più trascinante, quello che a me fa collocare questo romanzo fra i più belli degli ultimi anni e la Grandes tra i grandissimi di ogni tempo è il ritmo continuo della narrazione, che tiene avvinto il lettore con la forza dei fatti, del linguaggio, del coinvolgimento nelle passioni e nei sentimenti, delle relazioni umane, avvincenti e durature spesso fino alla morte dei protagonisti delle vicende narrate.
Silver 3
P.S. Come spesso accade, finito questo libro, mi sono precipitato a leggerne altri di Almudena Grandes, senza purtroppo mai ritrovarci queste forza di emozioni: tutti scritti ottimamente, per carità, ma, almeno per me, privi di quella quota di “anima” che rende unica Inés.