
“Continua la saga di Stieg Larsson”, recita la frase in copertina sotto il titolo, suggerendo evidentemente che questo romanzo abbia la stessa carica di vitalità, di originalità, di emozioni delle avventure originali di Lisbeth Salander e Mikael Bolmkvist. Secondo me l’operazione è riuscita, ad essere generosi, solo a metà, o forse anche meno.
Anzitutto, Lisbeth appare poco, e solo nella seconda metà delle 500 pagine la si vede agire “alla sua maniera”, alla Tex Willer diciamo, con quella prontezza, intelligenza e abilità diffuse che ce la avevano resa indimenticabile. Ed è una Lisbeth un po’ in sordina, quasi una pensionata di lusso, un po’ impigrita, che ha bisogno di stimoli per tornare in azione, ed in effetti li trova nel combattere un grande “INTRIGO” mondiale, legato alle imponenti truffe e furti di segreti aziendali messi in atto da vari tipi di potenti (quasi una SPECTRE mondiale).
A un certo punto della narrazione entra in gioco Camilla, la bellissima e malvagia sorella di Lisbeth, che la odia a morte e la vuole distruggere. Camilla è coinvolta appieno nell’intrigo e si adopera da par suo, con le sue arti da vera strega, ammaliando e torturando, fino ad arrivare a un passo dalla vittoria.
Ma qui Lisbeth dà il meglio di sé, intellettualmente e fisicamente, e questo è ciò che per me giustifica l’essere arrivati fino in fondo al libro.
Un altro motivo di interesse è la documentata analisi delle possibilità di hackeraggio avanzato, e delle contromisure che vengono prese, con alterne fortune, dalle più grandi organizzazioni mondiali depositarie di segreti capaci, se rivelati, di far crollare il mondo o per lo meno, di far cadere molte teste importanti, una specie di Wikileaks insomma.
Per il resto, i personaggi sono scialbi, appena abbozzati, soprattutto sono tanti, troppi, sommariamente e caricaturalmente descritti, lo stesso Blomkvist sembra in penombra, anche lui in prepensionamento, manca quasi tutto insomma.
Una menzione a parte meritano i dialoghi, anche loro caricati al punto di diventare fastidiosi (non so quanta sia in questo la responsabilità dei traduttori) … una ripetizione di stramaleddetti idioti, una coppia di cretini, un perfetto imbranato, un paranoico imbecille ecc. quasi che il linguaggio colorito potesse dare sostanza alla reale povertà del racconto. (mi fa venire in mente alcune etichette sgargianti di vini che poi si rivelano men che mediocri).
La conclusione della vicenda con tutti contenti e perfino Camilla che pur sconfitta sopravvive, potrebbe far pensare a un ulteriore sequel che probabilmente non mi vedrà fra i suoi lettori.
Silver 3
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