Raymond Carver “Vuoi star zitta per favore”

carv.pngDi Carver sull’Asino è già stato detto parecchio. Sto rileggendo questo libro di racconti. Il primo è intitolato “Grasso” e parla di un uomo che solo, al ristorante, mangia, mangia tantissimo, un po’ vergognandosi. Tutto qui. Eppure …

Sentite l’incipit che roba:

“Sono seduta a bere caffè e fumare, a casa della mia amica Rita e le sto raccontando una storia.

Ecco cosa le racconto.

E’ verso la fine di un mercoledì fiacco che Herb fa sedere l’uomo grasso a uno dei miei tavoli.

L’uomo grasso è la persona più grassa che io abbia mai visto, anche se ha l’aspetto curato ed è vestito piuttosto bene. Tutto di lui è enorme. Ma sono le dita la cosa che ricordo meglio. Le noto per la prima volta quando mi fermo al tavolo vicino al suo per servire la coppia di anziani. Sono il triplo delle dita di una persona normale: lunghe, spesse, cremose.

Servo i clienti seduti agli altri tavoli: quattro uomini d’affari, molto esigenti, un altro gruppo di quattro, tre uomini e una donna, e la coppia di anziani. Leander ha versato l’acqua nel bicchiere dell’uomo grasso, io gli do tutto il tempo di decidere cosa ordinare prima di avvicinarmi.

Buonasera, dico. Vuole ordinare? dico.

Rita, era grosso, ma grosso.

Buonasera, dice lui. Buonasera. Sì, dice. Siamo pronti a ordinare, credo, adesso, dice.

Ha un modo di parlare … strano, capisci. E ogni tanto sbuffa, un verso leggero.

Credo che cominceremo con un’insalata Cesar, dice. Poi una scodella di minestra con pane e burro extra, se non le spiace. Le costolette d’agnello, credo, dice. E una patata al forno con panna acida. Penseremo dopo al dolce. Molte grazie, dice, e mi porge il menu.

Dio mio, Rita, che razza di dita”.

Non so neppure bene perché, ma quest’uomo scriveva in un modo straordinario. Scriveva e suonava. Musica jazz, e della migliore.

Poronga

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Raymond Carver “Principianti”

carNei racconti di Carver c’è tutto quello che ci intriga degli Stati Uniti: la natura selvaggia, le tavole calde, le uova al bacon, i pick up con le gomme da fuori strada, la pesca sul fiume, gli utensili, gli hamburger con le patatine, i jeans e le camicie a scacchi……..ma tutto, al contrario del nostro immaginario ereditato dall’invidia del nostro dopoguerra, è illuminato da una luce drammatica…violentemente drammatica.

Nei viaggi che vi ho fatto, gli Stati Uniti mi hanno sempre provocato una duplice contraddittoria sensazione. La gioia del divertimento ed il fascino dei paesaggi sconfinati, contrapposti alla tristezza legata ad un quotidiano asfissiante e penosamente vuoto e monotono. I canyons selvaggi da un lato e le città di provincia dall’altro, con i loro centri commerciali, le highway che passano per il centro deserto, i loro inutili grattaceli…Sensazioni opposte e inscindibili, ma emblematiche di un paese.

In nessun posto al mondo ho mai percepito come qui una “mancanza” così evidente: la completa assenza di spiritualità. Si percepisce una forte presenza di religione (tutte le possibili ed immaginabili religioni del mondo!) e di rigido conformismo, entrambi completamente svuotati di ogni senso del profondo, quasi entrambi questi concetti fossero soltanto una questione di mera forma superficiale…

Più volte mi sono chiesto il “perché” di queste sensazioni così determinate e la mia risposta è stata perennemente la stessa: gli Stati sono l’avanguardia della decadenza del mondo occidentale e Carver, nei suoi racconti ci narra in maniera magistrale proprio questo.

Non c’è altro e non deve esserci altro: questo è il messaggio e questo deve essere.

Mi salta inevitabilmente in mente la drammatica fine di “La valle di Elah” quando Tommy Lee Jones issa la bandiera americana al contrario, gesto che nel codice militare è il segnale inequivocabile di richiesta di aiuto…

In questo deserto culturale gli individui si muovono spaesati, con le loro piccole gioie ed i loro enormi dolori. Loro si, gli individui, occasionalmente provano ancora sentimenti profondi, emozioni vitali ed intense, ma sono soli. Drammaticamente soli. Non vi è più spazio per una condivisione ed una alleanza. L’occidente ha parcellizzato le coscienze, ha inibito la comunicazione e gli individui sprofondano nella loro solitudine.

Robert Altman, contraddistinto dalla sua abituale genialità, ha colto nel segno l’attualità del messaggio di Carver girando nel 1993 il capolavoro “America oggi”, libera interpretazione di alcuni racconti e poesie di Carver, mischiandoli e fratturandoli con mestiere estremamente sapiente.

Libro e film sono lo stesso drammatico capolavoro, frutto amaro delle coscienze più attente e vivaci che si aggirano per gli Stati….

Mi torna in mente soltanto un altro titolo assolutamente emblematico di ciò che si è detto: l’ “Incubo ad aria condizionata” di Henry Miller che già nel ’39 metteva il dito nella piaga e che, anche soltanto nel titolo, metteva tutta l’angoscia del paese più potente del mondo.

Che volete che vi dica? Da leggere, leggere assolutamente………

Mr. Maturin

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