Dopo la pubblicazione del bel romanzo Tutto quel che è la vita Guanda ha recentemente tradotto altri due libri di Salter, scrittore americano appena scomparso. Una sbirciata in libreria mi ha fatto desistere da Una perfetta felicità, che per molti è il suo capolavoro, e sono invece stato attratto da questo ( il titolo è tratto dal Corano: ” Ricordati che la vita di questo mondo non è che un gioco e un passatempo ” ).
Permettetemi per una volta di giocare al recensore cinico e consumato e stimolare la curiosità dei miei lettori dicendo subito che questo è un romanzo altamente, sfacciatamente erotico. E’ il racconto di una grande storia d’amore e di sesso fra un ventiquattrenne ragazzo americano che ha lasciato l’università per girare la Francia, e una ragazza francese di soli diciotto anni. I due stanno un po’ a Parigi e un po’ in giro per la Francia vivendo un amore appassionatissimo. La storia finisce come spesso finiscono le storie d’amore molto intense, ma questo lo lascio scoprire a voi. Per il resto, non succede molto, se non questa grande passione amorosa, che non è poco.
Perché a me è sembrato un bel libro? Anzitutto, lo dico senza falsi pudori, per le scene erotiche. Il sesso nei romanzi è molto difficile, sono caduti anche grandi scrittori, tanto che molti preferiscono sfumare, alludere piuttosto che descrivere. E in generale è una scelta condivisibile. Lo stesso Salter secondo me in Tutto quel che è la vita, dove pure c’è molto sesso, non aveva trovato le corde giuste. Qui invece ci dà dentro, al limite del pornografico, ma senza mai essere volgare. Perché lo fa in modo onesto, non morboso o ammiccante. Onesto mi sembra la parola giusta: descrive senza pudori ma senza malizia quello che fanno due giovani innamorati. La cosa è resa ancora più intrigante dal fatto che la voce narrante è quella di un amico del protagonista maschile, che mischia i racconti dell’amico alle proprie fantasie, a un po’ di voyeurismo e di libere interpretazioni delle emozioni di lui e di lei. Proprio per questo non è pornografia, perché non è una fotografia oggettiva, ma è complesso e sfumato e con mille sfaccettature come è il sesso nella vita reale. In qualche modo sembra di rivivere Rashomon e la sua analisi delle verità soggettive. E proprio nella pagina finale Salter rivela il suo gioco. I due ragazzi sono l’eterna raffigurazione dell’amore, come eroi della mitologia greca:
” Abbiamo bisogno di eroi, il che vuol dire che dobbiamo crearceli. Ed essi divengono reali per mezzo della nostra invidia e della nostra devozione. Siamo noi a fornire loro quella maestà e quel potere che noi non potremmo mai raggiungere. E a loro volta essi ce ne restituiscono un poco. Ma sono mortali, questi eroi, proprio come noi. Non durano per sempre. Si dissolvono, svaniscono, vengono superati, dimenticati – non se ne sente più parlare. ” ( la traduzione è mia, ho letto il libro in inglese )
Un’ultima cosa: il romanzo è del 1967, e lo dico per due motivi. Il primo è che nell’America di quegli anni immagino abbia provocato non poco scandalo e va comunque dato atto a Salter di grande coraggio. Il secondo è che a distanza di 50 anni non ha perso nulla della sua freschezza e modernità. Sarà perché, come dicono i geriatri, il sesso non ha età?
Tiresia