Jo Nesbo “Sete” Lars Gustafsson “La ricetta del dottor Wasser”

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ovvero DEL SAPER SCRIVERE (e anche no)

Mi capita spesso di leggere un libro di cui scopro, dopo un certo numero di pagine, che il soggetto non mi interessa molto,  che è piuttosto debole, ma che tuttavia non riesco ad abbandonare, come pure ho l’abitudine di fare quando un libro sfortunatamente non mi piace. Mi sono chiesto perché, e credo che la risposta stia nella capacità di scrivere bene, che a volte fa premio sulla povertà della storia narrata o degli argomenti trattati: il piacere di leggere per leggere, riconoscendosi nelle costruzioni precise ed eleganti dell’Autore. E’ il caso per esempio dell’ultimo romanzo di Jo Nesbo, “Sete” , oltre 600 pagine di una storia che non so se definire “giallo”, “thriller”, o anche “horror” vista la quantità di sangue che scorre ad opera di esseri umani imitatori dei vampiri.  Una vicenda tutto sommato non meritevole, ma tuttavia scritta e portata avanti con maestria, nel descrivere situazioni, personaggi, e nel creare attese e colpi di scena. Un libro per l’estate, ma molto ben costruito.

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Jo Nesbo “Sangue e neve”

nesboJo Nesbo è, secondo quanto scritto in terza di copertina, “uno dei più grandi autori di noir contemporanei”. E in effetti, alcuni dei suoi primi romanzi, su tutti “l’uomo di neve” e il seguito “Il leopardo” sono thriller mozzafiato e capaci di provocare veri tuffi al cuore…  In questo piccolo racconto (solo 140 pagine), è come se Nesbo usasse la sua indubbia capacità di inventare e descrivere efferatezze di vario genere come un artificio per rappresentare una specie di allegoria della eterna lotta del bene contro il male. O meglio: del male assoluto contro il male un pochino attenuato da un qualche sentimento che affiora talvolta nel protagonista senza tuttavia scalfirne la caratteristica principale, quella di essere un killer abile e spietato, che compie coscenziosamente il suo lavoro, ma senza rancore (ricorda il Brad Pitt di Killing them softly). Tanto è vero che questo killer riesce a essere simpatico, con le sue premure verso una giovane sordomuta, gli si perdona il lavoro che fa, e si tende a fare il tifo per lui, come lo si farebbe appunto per il “bene”. Comunque sia, pur nella brevità del racconto, le vicende e i colpi di scena si susseguono senza sosta fino alla conclusione sulla quale è d’uopo mantenere il riserbo. Un libro da una sera, o poco più, o forse, visto che si avvicina l’estate, una lettura non impegnata per un giorno di vacanza  al mare.

P.S. Confesso che mi è stato prestato, non lo avrei comprato, ma sono contento di averlo letto…

Silver 3

Jo Nesbo “Il pipistrello”

nesboQuesto romanzo del norvegese Jo Nesbo è il primo della fortunata serie di gialli con protagonista il poliziotto-investigatore Harry Hole, il migliore di tutti, pieno di difetti e problemi personali, scontroso con i colleghi e i superiori (e per questo non farà mai carriera..),  ma inarrivabile nell’acume delle intuizioni e nella tenacia dell’azione.

Tuttavia, pur essendo il primo romanzo per l’epoca di svolgimento dei fatti, “Il pipistrello” è arrivato in Italia per ultimo, dopo che i lettori (e io tra questi) avevano  fatto conoscenza, nei romanzi successivi (l’Uomo di neve, il leopardo…) con un Hole maturo e già segnato dalle avventure e disavventure (l’alcolismo in primis), e soprattutto con lo stile narrativo di Nesbo, incalzante e sanguinario, che lascia poco spazio alle descrizioni di luoghi e divagazioni descrittive.

In questo racconto, che si svolge in Australia, facciamo invece conoscenza con un Nesbo che sa veramente scrivere bene, descrive i luoghi e i costumi locali con grande competenza e passione, ci fa anzitutto interessare e appassionare all’Australia, agli aborigeni, alle consuetudini e alle leggende locali.

Nei primi tre quarti del libro, la vicenda investigativa rimane quasi sottotraccia, scompare e riappare, mascherata da vicende e microracconti capaci di tenere desta l’attenzione in modo autonomo…

Memorabile , vale davvero tutto il libro, la lunga e dettagliata cronaca di una scazzottatura tra Hole e tre loschi tipi in una taverna, evocherebbe il miglior Tex Willer, ma con la capacità descrittiva che mi ha ricordato il Norman Mailer di “The fight”.

Altra microperla la “descrizione della ascesa e declino di un ballerina di strip tease” che dimostra e conferma la  grande capacità di osservazione e di sintesi dell’autore.

Dopo tutto questo piacevole intrattenimento, la vicenda, nelle ultime cento pagine, subisce una accelerazione irresistibile, con l’adrenalina (del protagonista e del lettore) che va alle stelle e non si riesce più a staccarsi fino alla fine. Forse il migliore di tutta la serie di Harry Hole.

Silver 3