Incuriosito dalla segnalazione di Traddles ho letto questo libro. Harry Bernstein racconta la sua infanzia passata nella comunità ebrea in una cittadina nei dintorni di Manchester, dagli inizi del ‘900 fino alla partenza per l’America.
Il romanzo ha due scenari fondamentali: quello della famiglia di Harry, dominato dalla madre e dalla sua strenua lotta per mantenere ed istruire i cinque figli nonostante la miseria e un marito beone e violento –un vero orco che terrorizza tutti; e quello dei rapporti fra le comunità ebraica e cristiana, le cui case si fronteggiano sui lati della medesima via.
Il muro di cui parla B. è quello che divide ebrei e cristiani, e che i primi contribuiscono più dei secondi a mantenere, al punto di considerare morta una loro ragazza che sposi un cristiano.
È un muro che poche volte viene valicato; ed è solo in presenza di eventi eccezionali, come la guerra, che le due comunità trovano momenti di solidarietà e in qualche modo di unione, salvo tutto cancellare non appena la eccezionalità è finita.
La particolarità del libro -nulla di straordinario, ma di buon intrattenimento e non inutile- è che e stato scritto da un uomo di 94 anni. È un libro di memorie, fondamentalmente dedicato alla madre, ma non è affatto un libro vecchio; e colpisce anzi che a quell’età B. possa ancora scrivere:
“ Avrei ricordato per tutta la vita la mezz’ora che seguì, non soltanto perché ero lì a mangiare una caramella a notte fonda, ma anche perché me ne stavo finalmente solo con mia mamma e, almeno per una volta, l’avevo tutta per me”.
Poronga