Francesco Piccolo “Il desiderio di essere come tutti”

pic.pngicona-voto-asino2icona-voto-asino2icona-voto-mezzoasinoDopo aver letto lo spassoso e tutt’altro che banale “Momenti di trascurabile felicità” non mi aspettavo questo singolare libro (premio Strega 2014) che, in sintesi, è dedicato a ribaltare la affermazione secondo cui “Tutto quello che succede nel mondo non succede a te personalmente”.

Per Piccolo è esattamente il contrario: “Da un certo punto della mia vita in poi, la vita pubblica e la vita privata si sono equivalse, e poi si sono confuse“; “Non sono più riuscito a percepire in me una vita privata, se non legata in modo indissolubile ciò che accadeva nel Paese; e non sono mai più tornato indietro”.

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Francesco Piccolo “Momenti di trascurabile felicità”

piccoloQuesto è un ideale libro da ombrellone: leggero, a tratti spassosissimo (c’è una gag esilarante, “Non amarmi perché vivo a Londra”, che è una delle migliori che ho mai letto: ancora adesso rido se ci penso), ma niente affatto scemo o inutile.

Piccolo racconta con insolito e piacevole stile minuti e trascurabili piaceri. Attenzione però: Piccolo è un tipo un po’ strambo e tutt’altro che melenso. Fra i suoi momenti di trascurabile felicità c’è anche passare col rosso in un certo incrocio, aprire, forse involontariamente, il rubinetto dell’acqua fredda quando la moglie si fa la doccia, dire qualche piccola bugia (“Ed è questo il punto cruciale della questione: perché mento? Che ragione c’è? Non c’è una ragione: mi piace“), oppure “passeggiare la domenica mattina e non comprare mai né una mela, né le arance, né un bonsai, né un fiore, né le uova di Pasqua – niente che possa aiutare la ricerca per qualsiasi cosa, e niente che possa mettermi la coscienza a posto“.

O ancora: “Mia moglie, quando era una ragazza, è stata fidanzata per molto tempo con un ragazzo che si chiama Michele. Per anni, quando raccontava di averlo incontrato, oppure che aveva avuto notizie di Michele, i suoi familiari dicevano sempre: ma chi, Michele nostro? Quando ci siamo sposati, da quel giorno in poi, quando si parla di Michele, anch’io ho cominciato a dire con una certa soddisfazione: ma chi, Michele nostro?”.

Però in questo libretto circola anche un certo qual balsamico amore per la vita e anche per le persone (merce rara di questi tempi):

Un piccolo incidente e il ragazzo in motorino si alza subito perché non si è fatto niente. Tutte le nonne che portano al parco i nipoti e i loro sorrisi apprensivi quando li guardano correre. Le persone che devono cominciare a parlare per dire una cosa importante. Ogni palazzo che ospita uffici ricolmi di lavoro e tutte le vite che ci sono dietro coloro che stanno dietro alle scrivanie“.

Mi piacerebbe che nessuna porta stesse sbattendo, che nessun essere umano stesse tossendo, che nemmeno un cittadino non si sentisse un cittadino; e sempre in questo momento che qualcuno stesse dicendo: però com’è bello vivere qui“.

Adesso è appena uscito “Momenti di trascurabile infelicità”, che ovviamente suscita tutta la mia diffidenza.

Però mi è venuta voglia di leggere il libro col quale Piccolo l’anno scorso ha vinto lo “Strega”; qualcuno ne sa qualcosa?

Poronga