Fedor Dostoevskij “Delitto e castigo”

dost.jpgÈ solo il primo libro e già hai raggiunto il tuo obiettivo, mio caro Fëdor: dilaniarmi. Raskol’nikov reietto dall’Università, dalla famiglia, dalla società. Raskol’nikov reietto da sé stesso: tradito, usurpato, violentato dal circostante tanto quanto dalla sua anima. Ha anticipato il superuomo nietzscheiano, il vitalismo dannunziano, ha reincarnato il titanismo napoleonico, la lucida follia dei dannati, degli eroi umani e degli uomini eroici. Ha peccato, ha ucciso, ha compiuto delitti. Ma io lo so, caro Fëdor, che il tuo Raskol’nikov si è macchiato del più doloroso reato che un uomo possa compiere: ha adempiuto un crimine verso la sua stessa coscienza. E lo so che tu non lo incolpi, non l’ho fatto nemmeno io, giuro. Perché il tuo Raskol’nikov non è un mostro, perché non è uno stupido.

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