Simonetta Agnello Hornby “Caffè amaro”

caff.pngSi consuma tra Girgenti e Palermo, in una Sicilia segnata dal passaggio dal finale ottocento alla ricostruzione post-bellica dopo il fascismo, la saga di donna Maria, figlia prediletta di un padre socialista, moglie bambina del 34enne Pietro, madre di tre figli ma soprattutto innamorata da sempre dell’amico d’infanzia Giosuè. Con la consueta maestria Simonetta Agnello Hornby ci racconta per l’ennesima volta fatti e misfatti di quella sua terra d’origine già ampiamente sviscerata nei suoi precedenti romanzi sin da quell’esordio con “La Menullara”, prontamente individuato come futuro filone di successo dall’astuto editore Feltrinelli. Scrivere un romanzo all’anno tuttavia è impresa ardua anche per chi, come la scrittrice in questione, certamente non manca né di talento né di ispirazione, e così quelli che avrebbero potuto, con altra tempistica, diventare dei gran bei romanzi, finiscono con il risultare talvolta monchi, causa una cadenza d’uscita un po’ troppo serrata. Ecco perché questo “Caffè amaro” sembra diviso in due parti ben distinte tra loro quasi fossero state scritte da mano diversa. La prima che non si esita a definire in alcuni punti tra quanto di meglio sia dato oggi di reperire nella narrativa italiana e la seconda che molte volte rasenta persino la sciatteria. Dev’essere diventato ultimamente un vizio un po’ siciliano, questo di non sapere azzeccare i finali, perché come in molti ne converranno, anche il bravo regista Tornatore pare spesso non volersene sottrarre. Peccato.

Davide Steccanella

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Simonetta Agnello Hornby “La Mennulara”

la.pngLa Mennulara è un romanzo a cui ci sia affeziona.

E’ una storia complessa, di arroccato paese siciliano, ambientata nei “primordiali” anni 60, storia di provinciale borghesia, di intrighi famigliari, di gente povera e disperata e di gente ricca e svogliata.

E’ una storia di meschinità borghesi, di pettegolezzi popolari, di violenze e di grandi passioni. Violenza sulle donne, violenza all’interno della famiglia e fuori di essa, ma è anche una storia di sconfinata umanità, di personaggi che si finisce per adorare.

Un medico condotto, un sacerdote non totalmente integro, che si incontrano, che si rivelano intimità ma anche segreti pesanti riguardanti la famiglia più importante e discussa del paese, con la quale non è possibile non avere relazioni. Sono uomini modesti, sperduti nelle montagne di una Sicilia assolutamente arretrata, ma personaggi di grandissima umanità, di sconfinata capacità di comprensione dell’animo umano. Uomini tolleranti con il prossimo, perché tolleranti e comprensivi con se stessi ed , a loro modo, uomini felici.

Protagonista una cameriera, assolutamente originale ed intraprendente, una storia di dolore ma anche di passione. Un personaggio contraddittorio e discusso, ma anche una donna serena, capace di ritrovare in una esistenza subordinata, i suoi momenti di intenso piacere, di amore, di cultura e capace di dare alla sua vita di modesta cameriera un senso assolutamente profondo, tale da essere ricordata con commovente affetto (anche se non da tutti, ed è questo forse il suo merito più grande…) dai personaggi migliori e più cari di questa complicata vicenda.

Nel romanzo c’è molto, una discretamente sarcastica analisi della meschinità borghese, l’orrore della cultura maschile, la violenza insensata sulle donne, il pettegolezzo non sempre benevolo dei più umili, la drammaticità economica e sociale della comunità contadina siciliana (neanche troppo antica….) e soprattutto c’è l’amore, incondizionato, che infrange qualunque regola o norma, che esiste e si manifesta anche nelle condizioni più avverse.

Non ultima la passione per l’arte, lo studio e la cultura, che arricchiscono l’anima e medicano le ferite della vita.

L’ambiente descritto è pieno di quel fascino siciliano che conosciamo attraverso numerosi altri scrittori e, devo dire, rappresentato con grande efficacia da Simonetta Agnello Hornby che non teme il confronto con gli altri più noti.

S.A.H. scrive bene. I toni della sua narrazione variano molto, dal drammatico al piacevolmente comico della commedia. Il suo linguaggio miscela sapientemente l’italiano con accenti e costruzioni dialettali. E’ abilissima a descrivere il dramma, ma ci regala anche visioni assolutamente rassicuranti. Alcuni momenti, malinconici e riflessivi, ambientati in interni oscuri e riparati , dove la luce del sole penetra discretamente attraverso le tende socchiuse a consolare i pensierosi astanti, sono piccoli capolavori, non solo letterari ma addirittura pittorici (come ogni tanto mi sovviene pensare, leggendo i miei scrittori preferiti…)

E’ un romanzo che ho apprezzato molto e ne consiglio vivamente la lettura.

Mr. Maturin