Philip Roth

PR.jpgCi ha lasciato Philip Roth.

Anche se non sono fra coloro che si stracciavano le vesti ogni qualvolta il Nobel non gli è stato assegnato, credo non sia possibile disconoscere l’importanza e il valore di questo scrittore che, se non altro alla luce di altre assegnazioni, un Nobel lo avrebbe senz’altro meritato.

Abbiamo già parlato di Philip Roth su questo sito, e quindi rimando alla discussione che gli è stata dedicata.

Poronga

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Philip Roth “Pastorale americana”

roMamma che pesantezza! Seymour Levov, “lo svedese” è alto, biondo, atletico. Fa tutto bene, è una specie di Re Mida del XX secolo. Campione universitario di football americano, di baseball e di pallacanestro, studia con profitto, prende le redini dell’impresa paterna, sposa una splendida ex reginetta di un concorso di bellezza, ha figli, è ricco, è amato da tutti, è perfetto: come se incarnasse il sogno americano. Ma anche per lui c’è una mina pronta ad esplodere, ed è la guerra in Viet-Nam e soprattutto quello che la guerra rappresenta per la adorata figlia Merry.

Merry è una ragazza strana: è bella -non potrebbe essere diversamente visti i genitori dai quali proviene-, ma affetta da una vischiosa balbuzie; e soprattutto ha una rabbia dentro che sfocia in un pernicioso odio antiamericano e che trova per l’appunto nel Viet-Nam il pretesto per deflagrare.

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Philip Roth “Indignazione”

rothIl libro di Roth si legge in un sol giorno. Il ripercorrere a ritroso, nel delirio della morfina, della breve vita, nell’America degli anni ’50, di un giovane ebreo e ateo vittima del bigottismo, di potenziali intellettuali incapaci di esprimersi, delle terribili conseguenze di semplici intolleranze e rigidità giovanili e dello spettro della guerra in Corea. Come nel disegno di un destino incontrollabile assistiamo pagina dopo pagina allo svolgersi di fatti causati da scelte impulsive, dalla mancanza d’esperienza, da premonizioni spaventose, dall’impossibilità di controllare le conseguenze di azioni, indignazioni e di errori adolescenziali.

Emanuela