Hekla Gottskàlksdòttir è una ragazza islandese cui il padre, appassionato vulcanologo, ha dato il nome di un vulcano. Hekla però non ha affatto un carattere vulcanico. È anzi una ragazza calma e riflessiva, anche se decisamente fuori dell’ordinario. Appare nel corso di un viaggio in corriera, che la porta verso Reykjavik, intenta a leggere l’ “Ulisse” di Joyce aiutandosi con un dizionario di inglese; suppongo una faticaccia immane, che peraltro non la distoglie in alcun modo dalla lettura, che continuerà lungo il corso di tutto il romanzo.
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Ardur A. Olafsdottir “Rosa candida”
Lobbi non è certo un ragazzo ordinario: molto dotato, ha 22 anni, una figlia di pochi mesi nata da “un quinto di notte d’amore” con una sconosciuta di nome Anna, un dolore per la improvvisa morte della madre -la cui miriade di ricordi scandisce l’intero romanzo- , un fratello gemello bellissimo e handicappato che cura amorevolmente, un padre anziano e un po’ bislacco. A un certo punto decide di lasciare l’Islanda per andare ad occuparsi in un paese lontano di uno dei più bei roseti del mondo annesso a un convento e travolto dall’incuria. Con sé porta alcune piantine di una varietà di rose, la Rosa Candida, eredità del grande amore della madre per la botanica e il giardinaggio. Continua a leggere
Ava Auđur Olafsdottir “L’eccezione”
Ava Auđur Olafsdottir numero 3.
Dopo quella storia gentile e piena di grazia che è «Rosa candida» e il più bizzarro e divertente, ma altrettanto delizioso «Ogni donna è un’isola», ecco un altro libro che racconta con ironia i sentimenti che giorno per giorno illuminano la nostra vita.
Un uomo che ti abbandona dopo undici anni di matrimonio; un padre che non hai mai conosciuto e ti lascia in eredità un’urna da accompagnare fino a una lontana casa sul mare; una vicina nana, psicoterapeuta di coppia durante il giorno e scrittrice di gialli di notte, che ti offre consigli su come affrontare il dolore in cambio del cibo di cui il suo frigorifero sembra perenemmente sguarnito; una bimba piccola piccola che ti chiama da un paese tormentato dalla violenza sono descritti con una leggerezza quasi miracolosa.
Olafsdottir è capace di raccontare lo choc dell’abbandono con sincerità sorprendente, ma senza alzare mai la voce nè calcare la penna, creando invece un canovaccio di episodi bizzari e piccoli gesti quotidiani che pian piano guariscono e riportano la vita a fiorire tra i mucchi di neve e le spiagge di sabbia nera dell’Islanda, strana terra di grandi narratori di storie in bilico tra realtà e sogno, luce e buio, caos e bellezza.
la signora nilsson
Ardur A. Olafsdottir “La donna è un’isola”
L’anno scorso lessi Rosa candida. Lo acquistai perché mi piaceva la copertina, con un neonato avvolto tra le coperte, immerso in un sonno innocente.
Mi incantò allora la delicatezza dei tratti con cui venivano delineati i personaggi e la storia un po’ strana, surreale, ambientata in un Nord a me sconosciuto, che ho trovato più esotico di qualsiasi tropico.
Così, quando l’ho visto in vetrina a fine luglio, da Feltrinelli, pur diffidando di solito dei bestseller, non ho resistito a prendere La donna è un’isola di Auđur Ava Ólafsdóttir. So bene che la seconda prova di un autore finisce in genere per deludere, ma in questo caso non è stato così.
Ho ritrovato la grazia stralunata di Rosa candida, la stessa adesione ingenua all’eccentricità della vita, la stravagante stramberia di personaggi tanto improbabili quanto veri, che hanno la leggerezza di chi danza sui pattini lasciando dietro di sé soltanto esili ghirigori sul ghiaccio (come in una bellissima scena del romanzo).
È un libro che accompagna attraverso buie e nebbiose distese di lava nera e di sabbia scura dell’inverno islandese, illuminate, per il lettore, da lampi di puro divertimento e gioia lieve. La gioia semplice di vagare attraverso la vita (e i libri) senza chiedersi troppo dove si vuole andare.
la signora nilsson