Pierre A. F. Choderlos de Laclos “Le relazioni pericolose”

cholLa segnalazione della Dora shakespeariana mi ha fatto venire in mente questo libro, veramente bello e sorprendente, ottimo anch’esso per una bella vacanza.

C. d. L., ufficiale di artiglieria vissuto nel 1700, si dimostra una miniera inesauribile di modi, eleganti, insoliti e arguti di dire l’amore e la seduzione.

Durante le 175 lettere lungo le quali si dipana questo romanzo epistolare, C. d. L. racconta la eterna storia e la eterna lotta fra l’uomo cacciatore e la donna cacciata; ma affaccia anche, e molto argutamente, l’idea che spesso, avvenga in realtà il contrario.

Ciò è affidato alla figura, quella meglio riuscita per spessore e intensità, di M.me de Morteuil che, assieme al Visconte di Valmont, è la protagonista del libro.

M.me M.  e V. sono due autentici libertini che fanno della conquista amorosa, della dissolutezza e dell’intrigo la loro unica ragione di vita (“che ceda, ma che combatta; senza avere la forza di vincere abbia quella di resistere; che assapori lentamente il sentimento della propria debolezza, ma sia costretta a riconoscere la propria disfatta”: così Valmont quando si appresta a corteggiare la Presidentessa di Tourvel, apparentemente inespugnabile).

Colpisce la totale mancanza di sentimenti e di scrupoli di entrambi, e il piacere, quasi sadico, di vedere il sedotto, o la sedotta di turno vinto e annichilito, preda di un amore non voluto e non ricambiato e, infine, trascinato nell’abisso dello scandalo, della colpa, della disperazione.

Alla drammaticità del soggetto fa da singolare contrasto lo stile col quale esso viene rappresentato.

Il tono dei due è infatti quasi sempre giocoso, brillante, cinico ma, pur tenendo questa dominante, C. rivela una padronanza di stile e una capacità di variare registro uniche: si passa così dal tono sdegnato di alcune lettere a quello implorante di altre, a quello ardente di altre ancora.

Il libro, poi, mi ha colpito non solo quale eccezionale esercizio di stile, ma anche come esercizio di logica, specie nella corrispondenza fra la Presidentessa di T., impegnata a dimostrare come non vuole, non può e non deve amare Valmont, e Valmont stesso, impegnato a dimostrare alla Presidentessa come ella in realtà ami, voglia amare e debba amare, e ciò proprio a partire dalle argomentazioni da essa svolte per negarlo.

Il contenuto del romanzo è presto detto: si tratta di quattro imprese seduttive, due di V. e due M.me de M., oggetto della corrispondenza di cui il libro si compone.

Il tragico finale, pur degnissimo, mi è parso la cosa meno convincente (e convinta) del libro; non si poteva d’altra parte pretendere di più da C., e in particolare che mantenesse fino infondo il carattere profondamente immorale di un libro scritto pur sempre gli inizi del ‘700.

Memorabili alcune lettere, fra le quali spicca quella n. LXXXI, scritta da M.me de M. a Valmomt: quasi un manifesto protofemminista.

Come tutti sanno da questo romanzo è stato tratto un bel film; ma il libro è tutta un’altra cosa.

Poronga

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