Incuriosita da quanto scritto dal nostro Poronga in un recente commento, ho letto “Lezioni di respiro” di Anne Tyler, di cui non conoscevo ancora nulla.
Non posso dire che mi abbia entusiasmato. La partenza mi è parsa un po’ lenta e tutta la prima parte (e, ahimè, pure l’ultima, quella conclusiva) faticosetta, poco stimolante. Maggie Moran, la protagonista, deve mettersi in auto insieme al marito per assistere al funerale del marito di una vecchia amica, Serena. Il viaggio dà modo a Maggie di ripensare all’amicizia giovanile con Serena, di cui l’aveva affascinata l’imperiosa e audace stravaganza, e soprattutto di tornare con la mente all’imbarazzante episodio che la condusse a sposare Ira, preferendolo al fidanzato storico Boris.
La commemorazione del defunto si rivelerà un’imprevedibile e quanto mai singolare cerimonia che prevede un’improvvisata replica dei numeri che cinquant’anni prima i compagni di liceo di Serena e Max avevano eseguito in occasione del loro matrimonio, con tanto di proiezione del filmino in super8 di quella lontana giornata. Un episodio quasi surreale che si concluderà in maniera particolarmente imbarazzante per Maggie e Ira.
Durante il viaggio di ritorno, poi, Maggie si mette in testa di passare da Fiona, l’ex moglie del figlio Jesse. A questo punto il lettore ha ormai imparato a riconoscere le avventure senza speranza in cui Maggie è solita imbarcarsi e sa che il desiderio di riabbracciare la nipotina e, sotto sotto, di organizzare un nuovo incontro tra Fiona e Jesse, non porterà a nulla di buono. Come s’è ormai capito, Maggie combina solo guai, e gli sviluppi della storia non saranno quelli desiderati. Prima che lei e Ira, esausti, possano finalmente coricarsi al termine della giornata (momento con cui si conclude anche lo sguardo del lettore sulle loro esistenze), nuove grandi e piccole catastrofi si scateneranno sulle loro teste come nuvole tempestose.
Maggie è una donna bizzarra e pasticciona, ma ha un cuore d’oro, grande come una casa, tanto da potervi trovare spazio per tutti, dal gattino che le ha donato il marito nei giorni del corteggiamento e che lei uccide chiudendolo inavvertitamente nella lavatrice, al vecchietto che lei e Ira incontrano per caso lungo la strada, a bordo di una vecchia Chevy e, per colpa di uno dei tanti equivoci di cui è costellata la vita di Maggie, si trovano a dover accompagnare a una stazione di servizio dovendo fare così un’ennesima deviazione lungo il percorso di ritorno.
A tratti la goffaggine di Maggie si rivela divertente e nell’episodio dello strambo e bonario vecchietto sulla Chevy illumina il racconto di momenti di stralunata allegria e commovente dolcezza. Tuttavia simili momenti non durano abbastanza per contrastare gli altri, quelli in cui la narrazione perde brio e procede a stento, appesantita anche dal silenzio imbronciato e dalla chiusa passività di Ira e immalinconita dalla solitudine di Maggie.
Certo Anne Tyler non è Joyce, e nessuno pretende che “Lezioni di respiro” possa eguagliare “Ulysses”, ma diciamo che, abituata ai buoni consigli di Poronga, mi aspettavo qualcosa di più…
la signora nilsson
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