Non conoscevo Yasmina Reza; l’ho incontrata la prima volta al cinema vedendo “Carnage” di Roman Polanski, fedele versione cinematografica del suo “Il Dio del massacro”.
Ho apprezzatomolto la sua scrittura asciutta e tagliente ed il suo modo di mostrare come l’aggressività latente nei rapporti umani sia sempre pronta ad esplodere.
L’ho reincontrata poi sul “Corriere della Sera” in una bellissima intervista in cui parlava, tra le altre cose, di “Felici i felici”, che ho prontamente comprato e letto.
Mi è piaciuto talmente da rileggerlo immediatamente dopo per diluirlo un po’ e capirne meglio la densità. Di più: leggendolo la seconda volta ho voluto fissare sulla carta una mappa delle complicate relazioni tra i diciotto protagonisti del libro.
Sono uomini e donne variamente legati tra di loro ( coppie, genitori/figli, amici, amanti, conoscenti occasionali, medici/pazienti ) che si raccontano in prima persona nei loro quotidiani disagi esistenziali, nella lotta con le costrizioni che inevitabilmente la vita di relazione impone nell’affrontare le malattie e la morte, nella vita amorosa.
Con uno stile particolare ( frasi corte, niente giri di parole, niente descrizioni inutili ) ed un modo originale di usare il discorso diretto ed indiretto ci fornisce ritratti di sbalorditiva profondità ed appropriatezza, dimostrando una conoscenza delle psicologie maschile e femminile che non ho mai riscontrato altrove.
Ed in questa scrittura esplodono qua e là come lampi frasi che potrebbero esser prese isolatamente e diventare aforismi a sè stanti.
Non si pensi però ad atmosfere cupe ed opprimenti. C’è una vena di humour sottile che, in alcuni casi ( Raoul Barneche che, in uno scatto d’ira, mangia la carta giocata dalla moglie in un torneo di bridge; Robert ed Odile Toscano che litigano ferocemente al supermercato ) diventa comicità esilarante.
Si può ridere ed essere molto profondi nello stesso tempo. Lo si dice spesso, ma lei ci riesce.
Kurtz
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