Questa non è una recensione – il libro non l’ho letto – ma una segnalazione. Ogni tanto gli editori distribuiscono, allegati a giornali o direttamente in libreria, dei libriccini della lunghezza ( per motivi tipografici ) di 16 o 32 pagine con i primi capitoli di uno o a volte due romanzi. L’idea è buona, può servire a incuriosire il lettore; io un’occhiata gliela do sempre, magari in coda o aspettando il tram viste le dimensioni maneggevoli. Naturalmente, può essere un’arma a doppio taglio, almeno nel mio caso, perché il più delle volte non è il mio genere di romanzi, e a memoria mi sembra di ricordare che solo una volta sono stato stimolato a comprare un libro, che poi infatti mi era piaciuto.
Veniamo a Simona Sparaco, che non avevo mai sentito nominare. L’utile libretto-campione ci informa che ha frequentato diversi corsi di scrittura creativa, tra cui ( forse meglio: tra i quali, ndr ) il ” master ” della scuola Holden ( scusate l’abbondanza di parentesi, ma con tutto il rispetto per Baricco trovo che questo scimmiottare i termini della formazione accademica tradizionale non sia utile alle scuole di scrittura creativa ). Nel 2013 il suo precedente romanzo è stato finalista al premio Strega. Allora, con spirito costruttivo, mi accingo a leggere queste 16 pagine. Possono sembrare poche, ma servono ad inquadrare i rapporti della protagonista con tre figure chiave: il padre, la figlia, il marito.
Si comincia con il padre, che riappare all’improvviso dopo anni di assenza andando a trovarla nel negozio dove lei lavora. ” Laura ti ha scambiato per un cliente ed è rimasta al computer, senza poter immaginare quale fosse invece l’impatto di una tua visita sulla mia vita. Era come se all’improvviso fosse calato il buio. Come se il viavai del centro commerciale, le vetrine, i passanti, le scale mobili, persino le fotografie, tutto si fosse di colpo oscurato e avesse perso di senso. C’eri solo tu, dopo tanti anni, di nuovo faccia a faccia. “ E poche righe dopo ” Non so quali pensieri si agitassero nella tua mente. Sentivo invece qualcosa che premeva dentro di me, sotto lo sterno, e che si faceva sempre più appuntito e insopportabile. ” E per finire ” Quando ho rialzato lo sguardo dal bancone, eri ormai indistinguibile, nel chiarore bianco e freddo delle luci artificiali. Ti ho visto prima confonderti col brulicare della gente, e poi subito rimpicciolire fino alle dimensioni di un pixel. “
Passiamo alla figlia. ” Mia figlia Cristina è nata con una nuvola di capelli in testa, e mio padre quel giorno non c’era… Con gesti lenti e ipnotici, sollevo le onde morbide dei suoi capelli, immaginando il giorno in cui lo avrebbe fatto da sola davanti a uno specchio. “
Le sedici pagine stanno per finire, ma c’è spazio per una rapida pennellata del marito. ” Quel luminoso giorno di primavera, come un naufrago, ero andata incontro alle sue sorridenti labbra sottili, tratta in salvo da un mare di assenza. ” ” La sua voce che chiamava mia figlia e lei che si lasciava attraversare da un fremito di impazienza. In un istante non era più mia. “
E proprio alla fine delle 16 pagine ( casualità o sapiente regia? ) si chiude con queste parole memorabili ” Inclinò la testa, volgendo il mento verso di me, con un’espressione di muto rammarico. “
No comment. Giudicate voi.
traddles