In un sondaggio del Corriere della Sera fra esponenti del mondo culturale questo romanzo – appena insignito del Premio Strega- veniva indicato come il libro più bello del 2012 dopo “Limonov”.
L’ho letto e sono rimasto deluso, oltreché sempre più dubbioso sulla “disinteressatezza” di certe segnalazioni (per non parlare dei nostrani premi letterari).
Eppure la prima parte non è affatto male; racconta con buona padronanza la storia di un ragazzo obeso e borgataro che diventa un agguerritissimo e ricchissimo trader di borsa (una sorta di “er Batman” della finanza).
Ne esce un quadro disumano e allucinato dal quale risulta che, alla fine, della vita che conduce il protagonista l’unica cosa invidiabile sono i soldi.
Peccato che verso la metà la storia di Tommaso si perda, e con essa anche il romanzo, che diventa una cosa a mezzo fra un saggio e una profezia, tra l’altro dai toni spesso pretenziosi e astrusi.
Si finisce con una dissertazione/panoramica sul potere politico e finanziario mondiale, anche malavitoso (della serie “io so e ho capito tutto”) abbastanza micidiale, e che alla fine ho leggiucchiato qua e là, per chiudere il più velocemente possibile.
Poronga