Un libro di oltre 500 pagine scritte fitte fitte sulla vita romanzata di Tintoretto nella Venezia del 500 ? Ma a chi mai può venir voglia di leggerselo, pensai tra me e me, quando il mio amico Gigi, uno che di libri solitamente se ne intende, me ne fece gentile omaggio a Solopaca (BN) per il mio ultimo compleanno. Vedrai ti piacerà, descrive tutte quelle zone di Canareggio a Venezia dove ci porti sempre, mi disse lui percependo, forse, la malcelata perplessità alla scorsa di quarta.
Tornato a Milano lo iniziai, alla decima pagina ero già conquistato, alla ventesima travolto, e quindi dalla trenta in avanti iniziò la consueta battaglia interiore tra la voglia di andare sempre più oltre ed il timore di rimanerne poi privo, quello che capita quelle poche volte in cui un libro fa breccia, oltre che per il cosa anche per il come (lo dice).
Giovanna Mazzucco, non sapevo chi fosse, è una scrittrice, ho poi saputo, molto particolare, perché è soprattutto una grandissima appassionata di arte, ed alle donne del Tintoretto dedicherà in seguito un apposito saggio, molto apprezzato anche dagli addetti ai lavori.
Io non so quanto di questa incredibile epopea sia vero, e quanto invece abbia contribuito la capacità, evidentemente non comune della autrice nel ricreare una sorta di epica moderna intorno ad una figura storica tanto interessante quanto poco battuta, sta di fatto che il libro è un capolavoro dal principio alla fine e non solo per come lo ha scritto ma anche e proprio per la storia che ha scritto.
Una storia totale, di egoismo e di amore, di ambizione e dedizione, di riscatto e sconfitta, è la vita straordinaria di un pittore cui si debbono alcune delle tuttora imperiture meraviglie di una città speciale così intimamente legata al protagonista da formare parte della sua stessa essenza, nel suo bene nel suo male.
In tutto questo, si inserisce la vicenda di uno dei più sconvolgenti rapporti filiali che letteratura abbia forse mai riportato, in quella perenne tensione emotiva che lega indissolubilmente quello stimato capo-famiglia, marito devoto, nonché padre di otto figli legittimi, a quella prima figlia illegittima, che sarà per sempre la Tintoretta per gli altri e la Scintilla per lui.
La narrazione procede per flash-back volta a volta inseriti nella divisione in capitoli corrispondenti alla cronologia finale degli ultimi giorni di malattia del più celebrato artista veneziano dopo Tiziano, che per la prima volta in punto di morte si rivolge a quel Dio che aveva così ben celebrato nelle tante sue chiese, e tanti sono i protagonisti, e tante le diverse figure maschili e femminili magistralmente tracciate.
Due sono tuttavia i veri protagonisti di questa drammatica quanto entusiasmante saga di amore e morte oltre all’ingombrante Jacomo Robusti, suo malgrado per sempre chiamato il tintoretto, e sono la città di Venezia e l’arte pittorica.
Credo che raramente entrambi abbiano potuto essere meglio omaggiati in un romanzo, e considerato che debbono necessariamente essere stati, insieme alla figlia Marietta, i due grandi amori del Tintoretto, miglior servizio, la scrittrice Mazzucco, forse non lo poteva fare, all’artista da cui ha tratto ispirazione.
Gli è che lo ha fatto benissimo, scrivendo un libro meraviglioso, e per il quale, come tutti faremmo se avessimo la fortuna di incontrare, dopo la rituale visita guidata, colui che ha dipinto il soffitto della scuola di San Rocco, non possiamo fare altro che dire: grazie.
Imperdibile !!!
davide steccanella