Nelle celebrazioni per Umberto Eco ho letto il nome di Maria Corti, che è stata una figura di sicuro spicco tra gli intellettuali italiani del ‘900.
Filologa, storica, semiologa e critica letteraria, ha anche scritto alcuni romanzi fra i quali questo, assai bello, che consiglio vivamente.
28 luglio 1480: Colangelo, pescatore di Otranto, mentre a fine giornata sta sistemando i suoi attrezzi, vede all’orizzonte una flotta di imbarcazioni turche che il maestrale ha costretto a modificare rotta e obiettivo: da Brindisi a, appunto, Otranto.
Inizia così la storia dell’assedio di questa cittadina di mare che, nonostante l’eroica resistenza dei suoi cittadini -quasi nessuno soldato di professione-, dopo poco più di due settimane di impari lotta è costretta alla resa; e dopo la resa al martirio, perché la gran maggioranza dei superstiti rifiuta la salvezza per sé, i propri cari e i propri beni, in cambio dell’abiura alla loro fede, come era stato proposto loro.
Ma la resistenza degli otrantini non sarà del tutto inutile (e qui mi fermo).
Questa è la trama, il canovaccio su cui Maria Corti ordisce il proprio romanzo; lo stesso racconto è affidato a più personaggi, ciascuno dalla propria visuale: il pescatore Colangelo, il capitano Francesco Zurlo, la bella e ribelle Idrusa.
I due uomini parlano di guerra, Idrusa dell’amore e di come la sua vita, al pari di quelle di Colangelo e Zurlo, sia stroncata dalla guerra.
È veramente un bel romanzo, scorrevole, ben scritto, nel quale colpisce la semplicità diretta e rettilinea delle cose, quelle grandi e importanti, che parlano da sé, senza bisogno di fronzoli.
Maria Corti, milanese, racconta con tanta nitidezza e incisività che pare di stare lì, oltre cinquecento anni fa, sui luoghi di questa vicenda epica e umile insieme.
Al piacere di questo libro si aggiunse per me quello di leggerlo proprio mentre stavo in Salento (ancora non preso d’assalto come oggi), a un tiro di schioppo da Otranto, in una bellissima vacanza. Ma non credo che questo abbia influito più di tanto sul mio giudizio.
Poronga