A raccontare una storia d’amore fra un ragazzo palestinese e una ragazza israeliana ci vuole coraggio. Lo aveva fatto splendidamente Yehoshua ne “L’amante”, lo rifà, con esiti certo non paragonabili ma apprezzabili, Dorit Rabynian; ancora una israeliana, quindi.
La storia però qui si svolge in campo neutro, ossia nella New York di poco dopo l’attentato alle Torri. Liat lavora come traduttrice, Hilmi è un febbrile e dotato pittore. Si incontrano, si piacciono subito (molto) e si buttano a capofitto in questa storia che sanno non avere un futuro (“A volte sono gelosa della moglie che avrà prima o poi… della donna cui apparterrà Hilmi dopo che tutto sarà finito”, dice un certo punto Liat, l’io narrante).
Rabynian narra con molto trasporto (“ Non le racconto di quanto ridiamo insieme, come due bambini, non le racconto che ogni giorno faccio la raccolta di aneddoti da riferirgli la sera, per sentirlo ridere. Non le racconto di quei momenti in cui vedo che lui mi capisce, di quando naviga disinvolto nei meandri della mia mente, vedo il suo sguardo intelligente il movimento delle sue pupille, le rotelle della sua testa che si muovono in perfetta sincronia con i miei pensieri… In quei momenti in cui parliamo e parliamo e parliamo sento che se anche fossi un enigma per me stessa, un mistero insolubile, lui mi conoscerebbe comunque, saprebbe rispondere a tutte le domande”) quasi con foga (“ … avvinghiati l’uno all’altra, uniti come due tuorli nello stesso uovo, dentro la nostra scorza, dentro i nostri corpi nel buio appagati d’amore e avvinghiati l’uno all’altro come due serpenti, maschio e femmina, nella tana, come due polipi, a volte sento che sto quasi diventando lui… “); per i miei gusti anche troppa.
Però è un libro onesto, scritto con molto cuore, e non è escluso che possa piacere molto a diverse persone.
C’è però una cosa non so fino a quanto voluta: in questa storia senza futuro è solo Liat che si nasconde, che ha paura di cosa direbbero i suoi genitori se lo venissero a sapere; Hilmi invece non ha problemi e fa conoscere la ragazza ai suoi familiari senza battere ciglio, anche se ovviamente le cose non è poi che vadano proprio lisce …
Poronga