Cipriano Algor, 64 anni ben portati, fa il vasaio, come suo nonno e suo padre, dai quali ha ereditato la vecchia fornace di famiglia. Vi lavora insieme alla figlia Marta dopo che la amata moglie è morta mentre era al tornio.
Cipriano -questo è l’inizio del romanzo- viene colto mentre, a bordo del suo camioncino, porta un carico di stoviglie al Centro, sorta di Moloch nel quale si concentra il potere economico e sociale del luogo. Conta il numero di camion in fila per le consegne e si accorge di essere il tredicesimo. Cerca di scongiurare la cabala retrocedendo al quattordicesimo posto, ma inutilmente: l’addetto al ritiro della merce gli dice che il Centro non è più interessato ai suoi prodotti. Qui comincia la piccola odissea di Cipriano.
È una storia semplice, piccola (ma mica tanto) e che Saramago racconta da par suo.
C’è un nucleo, formato anche da Marçal, il pacato e valoroso marito di Marta, e dal cane Trovato, che cerca in qualche modo di reagire, di trovare una alternativa, e non è detto che non ci riesca, anche se chissà come andrà a finire. Ma l’importante, sembra suggerire Saramago, è provarci.
Ho trovato molto bello il personaggio di Marta, quieta, saggia e tagliente, e di Cipriano, singolare miscuglio di ostinatezza, orgoglio e pudore; bellissimi i dialoghi fra padre e figlia. Ma anche Marçal e il cane Trovato, personaggio anche lui a tutti gli effetti, sono riuscitissimi. S. inserisce anche una delle sue tipiche, e sotto sotto delicate, storie d’amore, in questo caso il faticoso sentimento che nasce, sotto l’occhio benevolo di Marta, fra Cipriano e la vedova Isaura Madruga.
Io proprio non so dove Saramago andasse a trovare quel perfetto equilibrio fra la sua prosa severa e asciutta e il clima così intimo e colloquiale che solo lui riusciva a creare.
Due citazioni fra le tante:
“… in materie di cuore e sentimenti, è sempre stato meglio il troppo piuttosto che il poco”.
“Non immaginavano, né l’uno né l’altro, che fosse proprio l’uniforme di guardiano del Centro che indossava Marçal Gacho il motivo della persistente tolleranza o della benevola indifferenza della polizia stradale, che non era il semplice risultato di molteplici casualità o di una ostinata fortuna, come probabilmente avrebbero risposto se li avessero interrogati sulla ragione per cui ritenevano di essersi risparmiati qualche multa. Se Marçal Gacho l’avesse saputa, forse avrebbe fatto valere con il suocero il peso dell’autorità che la divisa gli conferiva, se l’avesse saputa Cipriano Algor, forse avrebbe cominciato a rivolgersi al genero con meno ironica condiscendenza. È proprio vero che la gioventù non conosce ciò che può, e la vecchiaia non può ciò che conosce”.
Purtroppo i libri di Saramago li ho letti quasi tutti; vorrà dire che tutti li rileggerò.
Poronga
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