Sull’onda dell’emozione per il tragico incendio, ripesco nella memoria – la mia copia
del libro è, come quasi sempre, introvabile – le impressioni suscitatemi molto tempo fa dalla lettura di Notre-Dame.
Voglio cominciare però dicendo qualcosa su Victor Hugo. Perché io in genere non amo molto gli scrittori francesi dell’Ottocento, e ancor meno il Romanticismo; e Hugo è il capofila degli scrittori francesi di quel secolo, ed è unanimamente considerato il padre del Romanticismo francese, del quale ha scritto quello che ne è sostanzialmente il manifesto. Eppure, ho simpatia per Hugo, per la sua vita
coraggiosa e per il suo impegno civile e politico, che ne fanno lo scrittore tuttora più
amato in Francia. Non solo romanziere, ma poeta, drammaturgo e scrittore civile,
impegnato in battaglie di libertà, attivista contro la pena di morte – bellissimo il suo
romanzo-pamphlet “L’ultimo giorno di un condannato a morte” – è senza dubbio il
miglior rappresentante dell’intellettuale impegnato a 360 gradi nella società
francese ed europea del diciannovesimo secolo. Il suo impegno nelle battaglie
anticlericali e per la secolarizzazione hanno esercitato un influsso durevole nel fare
della Francia una società laica. Continua a leggere