Per chi, come me, vive in una cittadina di mare e ha imparato fin da bambino ad andare a vela più o meno come i bambini terraioli imparano ad andare in bicicletta, i romanzi di Larssson ( permettetemi: quello vero ) sono una gioia. In molti di essi la navigazione ha un ruolo importante, come in Il cerchio celtico o Il porto dei sogni incrociati, per non parlare ovviamente di La vera storia del pirata Long John Silver. Ma a me piace provocare i miei amici, e allora ho scelto il meno amante del mare e delle barche di tutti, gli ho dato da leggere un libro in cui Larsson non si limita a usare il mare come sfondo delle sue storie, ma scrive un vero manuale di navigazione ( La saggezza del mare ) e persino questo mio amico scettico e terraiolo come pochi ha dovuto ammettere che Larsson ha una capacità quasi senza uguali di descrivere e fare amare il mare.
Questo libro è una raccolta di prefazioni che Larsson ha scritto a libri che parlano di mare, ma è anche l’occasione per riassumere molti anni di meditazioni e di ricerche sulla letteratura di mare, e non solo. Larsson è un personaggio davvero curioso ed eclettico: oltre che uno scrittore, è professore di letteratura e grande giramondo, tanto che ha vissuto per anni su una barca divenuta in tutto e per tutto la sua casa. Come professore ama la letteratura ma ne sa parlare in modo semplice e non accademico; come navigatore, ama il mare ma non lo mitizza e fa scelte pragmatiche ( ad esempio, confessa senza pudori che nei momenti di difficoltà avrebbe pagato qualunque cifra per essere al sicuro in porto e, divenuto padre, ha preferito tornare a vivere sulla terraferma ).
Raccontare il mare è interessante soprattutto perché demolisce alcuni luoghi comuni diffusissimi sulla letteratura di mare, a partire addirittura dall’Odissea. In realtà, dopo molte ricerche, Larsson conclude, con un apparente paradosso, che contrariamente all’opinione comune il mare non è una grande fonte di ispirazione per l’immaginario degli scrittori, almeno non quanto dovrebbe per l’importanza che ha avuto la navigazione nella storia umana. A parte le ovvie eccezioni – Melville, Stevenson, London, Conrad e anche questi con diversi distinguo – pochi scrittori si sono davvero ispirati al mare. Con molte migliaia di cargo che navigano su tutti i mari, e molte centinaia di migliaia di marinai o lavoratori portuali, perché la letteratura non sembra essere interessata? E ancora, ” il settore delle navi da crociera ha avuto una crescita mai vista. Perché non si dovrebbe scrivere un romanzo che racconti questa vita, magari mettendo in scena un capitano tristemente romanzesco come Schettino? ” E perché i resoconti degli avventurosi navigatori di oggi, solitari o no, generalmente non sono letteratura ma cronache spesso noiose?
Fino a qui ho parlato solo di quella che Larsson chiama ” Prefazione alle prefazioni ” perché è provocatoria e stimolante. Poi ci sono le prefazioni, tutte interessanti. Vengono esaminate opere di Conrad, Maupassant, Childers, e fin qui ci siamo. Poi una vera delizia: un’analisi del diario di bordo di Cristoforo Colombo. Segue Joshua Slokum, un navigatore solitario che però, al contrario di molti altri, sa anche scrivere. Poi un’altra delizia, un’analisi della pirateria classica e di quella odierna. Seguono due scrittori che non avevo mai sentito: uno italiano e ligure, Biamonti, e l’altro svedese, Martinson. Quest’ultimo ha vinto il Nobel e dalle cose che dice Larsson sembra veramente un peccato non leggerlo, ma purtroppo nemmeno una riga è stata tradotta in italiano. E si finisce con un altro classico del genere, Alvaro Mutis. In chiusura, c’è una postfazione che è anch’essa un gioiello: la descrizione, senza retorica, di una tremenda tempesta vissuta fortunatamente in porto, ma non per questo priva di pericoli, e tutti gli accorgimenti che decenni di esperienza hanno suggerito a Larsson ( e una critica garbata ma decisa a chi non sa come comportarsi non solo in mare, ma neppure in porto ).
Insomma, ci sono almeno due categorie di lettori che dovrebbero leggere questo libro: chi ama il mare – ed è disposto a scoprire che forse la letteratura ama il mare meno di quanto lui creda – e chi ama la letteratura.
Tiresia
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