Hakan Nesser “Confessioni di una squartatrice”

nessA parte l’infelice traduzione del titolo, questo romanzo di Nesser, forse l’ultimo apparso nelle edizioni Guanda, conferma la sensazione di trovarsi di fronte a un Autore di grandi capacità, anche letterarie. Il protagonista della vicenda, un anziano ispettore Barbarotti, è alle prese con un “cold case”, delitto irrisolto avvenuto molti anni primi, un caso che gli è stato affidato dal suo capo, anche lui un bel tipo, per motivi inconfessabili, che verranno svelati solo alla fine. Barbarotti si muove tra passato e presente, tra dolorose vicende personali (la recente morte della moglie Marianna, con cui intrattiene dialoghi bellissimi e struggenti, oltre che verosimili) e articolate indagini che compie per spirito di servizio nonostante non riesca a comprendere il vero motivo di questo incarico): la collega-amica Eva Backman lo aiuterà in molti modi a emergere e alla fine a risolvere tutti i suoi casi, polizieschi e personali.  Un romanzo che a me è piaciuto anzitutto per lo stile, pacato, elegante, coinvolgente, senza inutili sbavature a effetto, di sangue o di sesso,  che spesso inquinano noir o thriller di autori nordici o no, di cui siamo inondati in questi anni. E soprattutto, lasciatemelo dire, una scrittura superiore di alcuni anni luce rispetto a molti  “gialli” di autori nostrani, che inventano improbabili commissari o ispettori tagliati con l’accetta e incapaci di riflessioni o pensieri che si possano definire tali. Insomma, un buon compagno per le vacanze…

Silver 3

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Hakan Nesser “L’uomo che odiava i martedì”

nesserAvevo sentito parlare di questo scrittore svedese come uno di quelli più riflessivi, che non scrive solo di stragi, sangue, poliziotti alcolizzati e duri, uno scrittore tipo Mankell per intenderci , il padre dei Kurt Wallander, il commissario “normale”. E in effetti Nesser ha addirittura creato due “eroi normali”, l’ispettore Barbarotti e l’ispettore Van Veeteren, protagonisti ciascuno di numerose vicende poliziesche, disseminate in altrettanti libri. Forse per l’assonanza del titolo con il capolavoro di Chesterton “L’uomo che fu giovedì” ho scelto di iniziare con il Barbarotti de “L’uomo che odiava i martedì”. E non ne sono stato deluso, anzi: il racconto è piuttosto complesso, si snoda lungo l’arco di quasi quarant’anni, il tempo che intercorre tra due strane morti di altrettanti protagonisti, entrambi caduti da uno strapiombo nello stesso identico punto all’interno di un bosco.  Barbarotti  e la sua collega ispettrice Backman si vedono costretti a riaprire il caso di 35 anni prima e ripercorrere le vicende interrogando gli stessi protagonisti di allora. Il lettore si ritrova a seguire tre piani temporali diversi, le premesse della prima morte, le indagini di allora e le indagini sulla seconda morte, l’attenzione rimane sempre viva, le vicende e gli episodi sono ben articolati e verosimili, il linguaggio narrativo sicuro e avvincente. La conclusione, fra tutte le ipotesi che mi ero costruito, è quella a cui non sarei mai arrivato neanche di striscio, eppure è logica e verosimile. In conclusione, per me è stata una buona lettura, non troppo impegnativa e purtuttavia di un pregevole spessore, di quelle che ogni tanto “ci vogliono”. Ho comprato un paio di altri libri di Nesser, augurandomi che siano della stessa qualità di questo “martedì”…..

Silver 3