Friedrich Dürrenmatt “Racconti”

Dall’autore di capolavori come “La promessa” o “La panne” o di comunque notevoli opere come “La morte della Pizia”, o “Grego cerca greca”, mi sarei aspettato molto di più. E invece i primi cinque o sei racconti (“La salsiccia”, “Il figlio”, “Il vecchio” ecc.) , scritti fra il 1945 e il 1947, che aprono questa raccolta, li ho trovati quasi illeggibili: macabri, oscuri, pesantissimi. E li ho lasciati perdere.

Poronga

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Friedrich Dürrenmatt “La promessa”

durr.pngPer rimettermi dal super-polpettone di Carrisi mi sono riletto questo essenziale e chirurgico giallo del grande svizzero.

Il narratore racconta di essersi trovato a Coira, nella Svizzera orientale, dove, davanti a un pubblico scarso e distratto aveva tenuto una conferenza “sull’arte di scrivere romanzi polizieschi”, peraltro venutagli abbastanza male (“non ero in vena quella sera).

Dopo la conferenza, mentre si trova al bar, il narratore viene avvicinato dal dottor H., “ex comandante della polizia cantonale di Zurigo, un uomo alto e corpulento, vestito all’antica”, che gli racconta la storia di Matthäi, un investigatore di eccezionale abilità e tenacia, che si era guadagnato il nomignolo di Matthäi-mattatutti.

Matthäi è in procinto di lasciare la polizia di Zurigo per assumere un incarico in Giordania, ma proprio il giorno prima della partenza viene scoperto il corpo di una bambina uccisa a colpi di rasoio. M. si reca sul posto e promette ai genitori della piccola che prenderà il colpevole.

Il caso sembra facilmente risolto, ma M. non ne è convinto del tutto.

Il giorno della partenza va in aeroporto, ma proprio mentre sta salendo sull’aereo vede una comitiva di bambini, e torna indietro.

Da qui ha inizio l’ossessione di M.; esce dalla polizia, comincia a bere, a fumare, si lascia andare a un’inedita trasandatezza; ma piazza la sua trappola, a tale scopo modificando anche la sua vita privata, e aspetta, aspetta, “perduto, sofferente, senza speranze eppure pieno di speranze

M. aveva visto giusto, ma viene beffato.

Forse l’entusiasmo non è stato lo stesso di quando lo lessi la prima volta, ma si tratta comunque di un gran libro, di cui colpiscono le atmosfere gelide e rarefatte e il bilico magistrale fra caso e  destino, tale per cui non si riesce a decidere se, nell’evolversi degli eventi, conti l’uno o il suo opposto.

Poronga

Friedrich Durrenmatt “Il minotauro”

durrenColpisce il ritmo musicale delle parole, che nel loro cadenzato replicarsi, come le immagini riflesse e replicate negli specchi del labirinto, trasmettono il susseguirsi delle sensazioni, emozioni, illusioni – che mai si trasformano in conoscenza – del Minotauro.
Con grande maestria Durrenmatt ci regala una figura struggente e grandemente simbolica di Minotauro. Una vera perla che vale davvero la pena, ogni tanto, rileggere.
Oleandro