Ammaliato dalla recente recensione di “La guardia Bianca” di Poronga, mi sono deciso a cimentarmi con il Monumento, di cui avevo solo una vaga idea per sentito dire. Dire che sono stato catturato, frastornato, trasportato, in un mondo rutilante, fantastico e reale al contempo, e che non sono riuscito a mollarlo fino alla fine, credo che renda bene l’idea del fascino della scrittura di Bulgakov. Se è impossibile seguire i personaggi, con i loro triplici nomi russi, le loro professioni e i loro ordinati incarichi nella burocrazia sovietica post rivoluzione, resta sempre teso il filo di un racconto che non si riesce ad abbandonare, in cui tutto si tiene, sotto la dominante aura di Woland, alias Satana, alias il diavolo in persona. Un diavolo intelligente e buono, che, insieme ai suoi sodali/collaboratori, fanno sempre il bene, “una parte di quella forza che vuole costantemente il male e opera costantemente il bene”. Continua a leggere
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Michail Bulgakov “La guardia bianca”
Non è il Bulgakov surreale, geniale e misterioso del “Maestro e Margherita”, ma uno scrittore che si iscrive appieno nella tradizione più classica del romanzo russo, anche se non mancano spunti che richiamano e in qualche misura anticipano il suo capolavoro.
Il romanzo è ambientato a Kiev fra il dicembre del 1918 e i primi mesi del 1919. L’Ucraina è stretta in una guerra civile dove si fronteggiano l’esercito della guardia rossa bolscevica con quello lealista bianco; in mezzo la forza nazionalista guidata da una specie di avventuriero, Simon Petljura, che proprio nel lasso di tempo descritto riesce per breve tempo a prendere il potere. Continua a leggere