Maurensig aveva esordito una ventina di anni fa, da maturo scrittore non professionista, con La variante di Lüneburg, di cui si è parlato sull’Asino. Il libro ( fra l’altro, scoperto da Pontiggia ) ebbe grande successo anche all’estero. A me piacque molto, e in seguito lessi altri due o tre suoi libri – non male Canone inverso – ma avevo perso le sue tracce da diversi anni. Adesso torna alla sua grande passione, gli scacchi, con questa indagine romanzata sugli ultimi giorni e la morte misteriosa del grande campione Alechin.
Il personaggio è affascinante, anzitutto per chi ama gli scacchi ma non solo: campione mondiale per vent’anni, senz’altro fra i più grandi se non il più grande di tutti i tempi, una vita disordinata fra matrimoni, divorzi, problemi di denaro e di alcolismo. E soprattutto una morte misteriosa, da campione in carica, apparentemente un infarto ma con molti dubbi. Si ventilarono diverse ipotesi, legate al suo presunto collaborazionismo col regime nazista in Francia. Alechin negò, ma era certamente un personaggio scomodo per molti motivi: il suo smaccato antisemitismo e la sua avversione al regime sovietico, che non vedeva l’ora di prendersi la rivincita sul Russo traditore e riappropriarsi del titolo mondiale. Maurensig ci presenta il personaggio con le sue bizzarrie e asperità sul piano umano, ma tutto sommato con una certa indulgenza, immagino dovuta all’ammirazione per il genio scacchistico. Dalle accuse di collaborazionismo Alechin si difende in modo tutto sommato convincente; il suo antisemitismo non è una questione di razza, ma di stile di gioco diverso rispetto ad una vera o presunta scuola ebraica. E, ironia della sorte, il suo ultimo e forse unico amico è un violinista ebreo.
Non conosco abbastanza la vicenda per valutare se questo libro possa dare un contributo a fare luce sui misteri legati ad Alechin, né penso che questo sia l’intento di Maurensig. Il fascino del libro sta, come per la Variante, nel mostrarci il gioco o meglio l’arte degli scacchi nella sua totalizzante forza intellettuale, incarnata in una persona che è un genio ma anche una vittima di questa passione, che non lascia spazio ad altre manifestazioni della personalità. Per Alechin il mondo è una scacchiera, i fattori politici, morali e umani in generale restano sullo sfondo. Una mente prodigiosa ma unidimensionale, sostanzialmente destinata all’infelicità, come accade a molti altri monomaniaci in vari campi, dalla scienza alla musica all’arte.
In definitiva, mi sembra che non siamo ai livelli di La variante di Lüneburg, ma il libro è piacevole e anche chi non conosce gli scacchi potrà coglierne alcune delle caratteristiche essenziali, incarnate in un personaggio che comunque vale la pena di conoscere.
Tiresia
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