Anche se non direi, come pure è stato scritto, che questo piccolo libro sia un potente antidepressivo, ho trovato che ispiri comunque un singolare e quasi ineffabile senso di serenità. Eppure il cecoslovacco ebreo Ota Pavel, scrittore e giornalista sportivo nato nel 1930, oltre a vedere una guerra e il pogrom della sua gente, soffrì dai 35 anni circa in avanti di rilevanti problemi psichici che lo costrinsero a una lunga serie di ricoveri; ma è proprio questo il periodo della sua più feconda attività letteraria.
Il libro contiene una serie di racconti di cui è protagonista il padre di Pavel, venditore porta a porta di eccezionale bravura, che viene seguito negli alti e bassi della sua vita, che affronta però sempre con ottimismo e intraprendenza anche dopo gli affari più strampalati e fallimentari, fra i quali l’acquisto di un laghetto secondo lui pieno di grasse carpe, col quale si apre il primo racconto. Dietro a lui, costantemente, una moglie solida, paziente ed affettuosa.
Vi è un grande amore oltreché per la pesca anche per la natura, gli animali, le piccole cose e piaceri della vita, che ha un non piccolo ruolo nel riuscire a superare la tragedia dell’aver dovuto vedere molti amici e parenti “uscire nel fumo di un camino”.
È un libro a suo modo un po’ misterioso; non un capolavoro, ma che ha avuto notevole successo e molti lettori.
Poronga
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