Mario Moretti: “Brigate Rosse. Una storia italiana”

brSolitamente la prima regola per conoscere un fatto cui non si è avuto modo di direttamente partecipare dovrebbe essere quella di chiederlo al suo diretto protagonista, sempre ovviamente che questo sia ancora possibile e che costui accetti di raccontartelo. Ma nel nostro bizzarro paese non sempre le cose funzionano come dovrebbero, e così la storia del più importante e longevo gruppo armato che per più di un decennio ha operato in Italia e soprattutto della sua più eclatante azione di guerriglia si è preferito ricostruirla attraverso le parole di chi non c’era o di chi rincorre improbabili misteri e segreti per giustificare un fatto che se isolato dal contesto politico e sociale di quegli anni non può che risultare ai posteri altrimenti incomprensibile. E così ogni anno assistiamo puntualmente alla uscita di nuovi libri, o a nuove commissioni ministeriali e supplementi di indagini giudiziarie sul “caso Moro” che tardivamente inseriscono, sulla scena dell’allora, innumerevoli nuovi personaggi o complotti che altrettanto puntualmente vengono successivamente smentiti o sostituiti dell’ennesimo nuovo scoop. Eppure oltre 20 anni fa, e precisamente tra la estate del 1993 e gli inizi del 1994, Mario Moretti, che delle Brigate Rosse aveva diviso da dirigente tutti i destini, dal loro inizio fino al suo arresto dell’aprile del 1981, vicenda Moro ovviamente inclusa, aveva dettagliatamente riferito alle giornaliste Rossana Rossanda e Carla Mosca sia su cosa erano state le Brigate Rosse di quegli anni sia su come si era arrivati a progettare e quindi eseguire il sequestro dell’allora Presidente della Democrazia Cristiana. L’intervista, originariamente estrinsecatasi nella registrazione di sei colloqui presso il carcere milanese di Opera, fu fatta successivo oggetto di giudiziale sequestro da parte della Autorità Giudiziaria a seguito di un articolo a firma Rossanda comparso su Il Manifesto del 24 ottobre che, sulla base di quanto aveva loro dichiarato Moretti, smentiva la accusa in quei giorni mossa all’ex brigatista Germano Maccari, arrestato ad ottobre, di essere stato il materiale esecutore di Aldo Moro. Rossana Rossanda e Carla Mosca riuscirono quindi a rivedere Moretti solo nel marzo del 1994 al quale in seguito inviarono una serie di domande scritte cui il detenuto forniva articolate risposte e quindi ne fu fatto un libro che uscì quello stesso 1994 per la casa editrice Anabasi e che ebbe evidentemente anche una certa qual fortuna editoriale se la ben più nota e diffusa Mondadori decise poi di ristamparlo tanto che anche oggi, e a distanza di più di 20 anni, è ancora facilmente reperibile in qualsiasi libreria. In questo libro Mario Moretti spiega alle due intervistatrici tantissime cose che meritano di essere lette da chi è ancora interessato a capire quel che accadde in Italia e nel mondo negli anni ’60 e ’70 di quello che verrà definito “il secolo breve” ma il tutto potrebbe ben sintetizzarsi in 3 concetti fondamentali. 1) Le Brigate Rosse sono nate nel 1970 in fabbrica come espressione estrema di un diffuso movimento sovversivo che era ormai esploso da almeno due anni in molti settori del nostro paese e che non si identificava più con il PCI della segreteria Berlinguer 2) il sequestro Moro altro non ha rappresentato se non il coerente sviluppo progressivo nel 1978 dei precedenti anni di guerriglia per portare un attacco diretto a quel Partito che aveva governato dal dopoguerra in poi e senza soluzione di continuo 3) l’avvento dei successivi anni ’80, con i suoi giganteschi mutamenti sociali, politici e culturali, ha determinato la fine di quasi tutti i movimenti rivoluzionari o eversivi del precedente decennio e conseguentemente anche delle Brigate Rosse. Non era la prima volta che Mario Moretti diceva queste cose perché già lo aveva fatto tre anni prima nel corso di una lunga e sofferta intervista televisiva alla Notte della Repubblica di Sergio Zavoli, ma certamente nel libro del 1994 il tutto era spiegato ancora meglio e soprattutto in forma riconsultabile da chiunque gli fosse mai venuto l’uzzo di capire come era stato possibile che secondo una nota ufficiale del Ministero alla fine del 1979 risultassero operanti nel nostro occidentalizzato paese, che non era la Sierra Nevada, più di 200 diverse sigle armate, e conseguentemente anche quel tanto “misterioso” Caso Moro. Ma a quel libro, si sa, si prestò ben poca attenzione e si preferì, da parte dei più, coltivare la ben più succulenta, giornalisticamente parlando, “pista” della “dietrologia”, del Moretti eterodiretto, dei poteri forti collusi e chi più ne ha più ne metta. Del resto stessa sorte verrà destinata anche ad un fondamentale saggio di Satta, che pure aveva preso parte ai lavori della prima Commissione Moro, e che aveva letteralmente fatto a pezzi tutte le varie teorie sui “falsi misteri”, ma quello che induce a consigliare, per chi ancora non lo avesse fatto, la lettura di questo libro è che ormai dalla sua uscita sono passati più di 20 anni. Ebbene, da un lato nessuna diversa “verità”, nonostante tutti gli sforzi, è mai stata seriamente accertata, e tutto quello che ha detto e scritto Moretti è stato pienamente confermato da tutti gli ex brigatisti che parteciparono a quel sequestro, ivi compreso chi nel frattempo ha maturato, anche in sede giudiziale, considerazioni diverse su quella precedente esperienza, e dall’altro la sorte successivamente toccata al suo autore. Mario Moretti infatti è tutt’oggi, e a distanza di 34 anni dal suo arresto, detenuto, e quindi nelle stesse identiche condizioni in cui versava in quel lontano 1993 quando scrisse quelle cose. Come questo fatto possa conciliarsi, secondo alcuni, con l’immagine di uno che avrebbe mentito per coprire “poteri forti” rimane, questo si, l’unico mistero veramente irrisolto di tutta questa storia. Chiudo con una piccola curiosità: recentemente mi sono accorto che sulle lattine di birra della nota marca Moretti c’è scritto appena sotto “una storia italiana”, inevitabile, credo, chiedersi se chi l’ha progettata abbia letto o anche solo visto questo libro.

Davide Steccanella

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