Harold Pinter ha fatto parte di quel gruppo di scrittori, noto come ” i giovani arrabbiati ” che sconvolse la società inglese negli anni ’50.
Io non sono così vecchio, ma quando cominciai ad interessarmi alla letteratura inglese, all’inizio degli anni ’70, lo sconvolgimento causato da quei monellacci era ancora vivo. Pinter era a tutti gli effetti un esponente importante del gruppo, ma se aveste chiesto allora chi erano i rappresentanti di maggior spicco, vi avrebbero parlato di Waterhouse, Sillitoe, Kingsley Amis ( padre, molto più talentuoso, di Martin Amis ). Magari i più raffinati avrebbero citato John Wain – n.b. senza e finale – grande scrittore e letterato quasi sconosciuto in Italia e purtroppo ormai trascurato anche in patria ( fra l’altro, se a qualcuno può interessare, Wain paradossalmente si arrabbiava moltissimo quando veniva iscritto al filone degli arrabbiati ). O anche, per restare al teatro, Osborne. Eppure, di tutto quel gruppo di scrittori di indubbio talento, l’unico a vincere il Nobel è stato Pinter. Forse partito più lentamente ma che poi ha dato al teatro contributi di indubbio valore per molti decenni. E ha scritto anche le sceneggiature di un gran numero di film notevoli per grandi registi da Losey a Kazan a Ivory per finire con Kenneth Branagh.